(letta su un giornale)
“Quando l'ho conosciuto, quasi non ci
potevo credere. Uno così bello non mi aveva mai corteggiato prima.
Sono carina, sì, piacente, ma non a quel livello. E aveva preso lui
l'iniziativa, mi aveva avvicinata in strada, ma in modo così
garbato, appassionato e seducente. Un po' ho resistito, sono sposata
oramai da un po', ho un bambino e a mio marito, che lavora sempre, in
qualche modo gli voglio bene, ma poi a un certo punto mi sono detta:
perché no? Quando mai mi è capitata un'occasione così? E quando mi
ricapiterà? E quindi alla fine mi sono lasciata andare e gli ho detto di sì.
All'inizio è stato bellissimo: lui
tenero, appassionato, mille parole dolci, mille gentilezze; e poi ci
sapeva fare, il sesso era bellissimo, il migliore della mia vita, mi
sentivo pienamente donna, non potevo credere che fosse così.
Poi un giorno il brusco risveglio:
all'appuntamento nell'appartamento dove ci vedevamo, non c'era lui,
ma un altro. Uno buzzo, volgare. Che tira fuori le foto che mi hanno
fatto di nascosto nei nostri incontri precedenti: e io nuda, che lo
facevo in tutti i modi, che lo prendevo in bocca, che ne facevo di
tutte, adesso capivo. In breve, se rivolevo le foto, dovevo pagare,
altrimenti le mandavano a mio marito, avevano l'indirizzo
dell'ufficio. Niente soldi? Be' si poteva fare in un altro modo. In
che modo? In natura, no? Come altro, ci siamo capiti? E mi mette le mani nelle
mutande, mi tira fuori le tette, mi solleva la gonna, e me lo mette
dentro, ho visto bene come sei brava, mi fa sogghignando. Nel
frattempo è entrato nella stanza anche un altro, uno smilzo, che se
ne sta lì a guardare; e mentre sono lì che cerco di riprendermi,
ecco che me lo mette dentro anche lui.
Va be', mi sembra che si può fare,
dice il primo. Mercoledì prossimo vieni qui, ci sarà qualcuno con
cui dovrai fare la carina, ok? Tanto vedo che ci sai fare. Dopo di
che ti riprendi le tue foto e tutto finito. Ok?
Cosa potevo fare? Non lavoro, ho un
figlio piccolo, è mio marito che mi mantiene. Se lui vedeva quelle
foto ero finita, non potevo rovinare tutto, mi avrebbero tolto il
bambino, bastava riuscire a mandare giù, una volta sola, e poi me la
sarei lasciata indietro, avrei dimenticato tutto. E quel bastardo?
Non riuscivo a pensarci.
Così il mercoledì successivo mi sono
presentata. Mi hanno fatto spogliare, sdraiare su un letto, solo con
delle mutandine trasparenti e un reggiseno a balconcino. Dopo un po'
entra uno, un vecchiaccio, che inizia a toccarmi, mi leva mutandine e
reggiseno, si sdraia su di me e mi scopa. Poi in bocca. Poi mi gira e
me lo mette nel culo. Io gemo, un po' per la paura e lo schifo, un po'
sperando così di farlo venire prima. Finisce infatti; si riveste e
se ne va.
E ne entra un altro. Poi dopo un altro
ancora, che mi chiama troia e che prima di uscire mi mette dei soldi sul comodino. Non ne
posso più, basta, speriamo che finisca e poi basta, dimenticherò
tutto e sarà finita.
Alla fine entra il buzzo. Sono lì nuda
seduta sul letto, mi prende un capezzolo fra le dita e me lo strofina
mentre mi parla senza neanche guardarmi. Ci sai fare, mi dice, ecco
qui le tue foto come d'accordo. Mi rivesto rapidamente, peccato però
perdere una fighetta così, mi fa. Si mette davanti alla porta.
Perché certo le foto te le abbiamo ridate, quelle vecchie. Ma qui ce
ne sono delle altre, e un audio, tre uomini ricevuti uno dietro l'altro, che ti
davano soldi, sarà contento tuo marito?
Crollai, piangevo, e lui intanto mi
aveva messo la mano lì, stringeva, stringeva, bella fighetta calda,
ti piace, eh? Insomma ho ceduto, ho promesso che sarei tornata
un'altra volta, se fosse stata veramente l'ultima. Ma la volta
successiva erano tre assieme nello stesso letto. E a un certo punto è
spuntata una telecamera, tranquilla, non lo faremo circolare in
Italia, ho paura, ho chiesto per favore una maschera, un po' seccati
hanno detto va bene, ma poi è caduta e sono andati avanti. Finite le riprese, l'operatore mi ha dato un colpettino anche lui.
E insomma non so più cosa fare. Sono
finita nelle mani di questi qui, non vedo via di uscita, questa è la
mia vita. Andare dai carabinieri? E chi mi crederebbe adesso? In casa
mi vedono lontana, assente. Non so a chi confidarmi, con chi ne
parlo? Con le amiche mi vergogno troppo, di essere stata così
stupida; con mia mamma e mia sorella? Mi hanno sempre rimproverato di
essere troppo libera, io ridevo, mi urleranno dietro, non ce la
farei.
Così ho scritto a voi, vi chiedo un
consiglio.”
...ma questa angoscia, che mi
assale...