Ovviamente non è possibile. Secondo il
noto argomento di Popper, infatti, se potessimo prevedere ad esempio
le conoscenza scientifiche, queste non sarebbero più future ma
presenti. Quindi dimentichiamoci le previsioni.
Sì, tutto vero (ma anche un po'
salottiero e di facile effetto). Perché così ci si perde anche il
succo, la parte più interessante. Perché anche se non possiamo fare
“previsioni”, certo possiamo anticipare – o ritenere probabile,
o immaginarci – una serie di avvenimenti, e prepararci a questi. E
qui è il bello.
Un piccolo esempio. Anni fa, nel paese
dove andiamo in vacanza in Liguria, fecero una serie di opere sul
torrente – quasi sempre secco – che attraversa l'abitato.
Alzarono un muro di cemento armato alto cinque-sei metri davanti ad
alcune case, un ponte venne demolito e ricostruito più alto – che
spreco, non sanno proprio più come buttare via i soldi.
Quest'anno c'è stata l'alluvione.
L'onda è arrivata giusto al bordo del muro di sei metri, ho visto le
immagini in tv. E il ponte più alto non ha fatto da tappo, la piena
è finita in mare, in paese nessun danno.
Nessuno poteva dire “quando”
sarebbe arrivata la piena; ma “se” sarebbe arrivata, sì.
Esempi simili ce ne sono tanti. Le
fognature di Milano furono realizzate nell'Ottocento, quando la città
aveva meno di quattrocentomila abitanti, per poter servire due
milioni di abitanti – e tutto a caduta, senza impianti di
sollevamento, con ampie dimensioni di diametro in modo da avere ruolo
di vasche volano in caso di pioggia, funziona tutto ancora benissimo.
Inutile dire che una fognatura così costa di più - ed era una
nazione più povera, con meno risorse da spendere: ma erano
lungimiranti (quelli invece che sono andati a costruire sulle golene
del Seveso negli anni '60 certo sono stati bravi a fare l'affare, ma
lungimiranti proprio no).
Ma anche il centro storico di Pavia, ad
esempio, si affida a fognature costruite addirittura dai Romani.
Nessuno sa esattamente dove siano, ci vorrebbe uno studio
archeologico apposta, fatto sta che se butti dentro i reflui questi
arrivano a destinazione, è quello che conta. E i Romani mica
prevedevano la città futura, la immaginavano e basta. Per cui alla
fine certa urbanistica funziona proprio perché è riuscita a
prevenire i danni: le esondazioni, gli ingorghi di traffico, i danni
da terremoti. Funziona perché è noiosa – nasconde la sua
efficacia. Prevede il futuro per non farlo avvenire.
Ho trovato una lettera del mio bisnonno
ingegnere, è del 1926: dobbiamo renderci conto che la maggior parte
del territorio nazionale è a rischio sismico, scriveva, d'ora in poi
bisogna costruire tenendo conto di questo. Ecco vedi. Nel 1926.
Lungimirante. Vedi quanti eroismi, quanti sforzi immani, quanti
programmi straordinari, quante chiese di Gibellina che ci saremmo
risparmiati!
E anche Fauci anni fa diceva: se vivi
nei Caraibi, non puoi sapere quando esattamente arriverà il ciclone.
Sai solo che prima o poi arriverà, preparati. E allo stesso modo non
possiamo sapere quando arriverà la pandemia. Sappiamo solo che prima
o poi arriverà, e che probabilmente sarà polmonare. Ecco vedi.
Lungimirante anche lui.
E questo abbiamo visto che è un tipo
di previsioni che possiamo e che è utile fare. Ce ne sono altre?
I demografi ad esempio dicono che ci
sono dei megatrends che grosso modo descrivono il nostro futuro.
Sappiamo già con un ragionevole margine di certezza come sarà la
popolazione di mezza età fra quarant'anni: sì, perché quei bambini
sono già nati. Certo, non sappiamo nome e cognome di chi
sopravviverà, chi sposerà chi, chi si arricchirà e chi cadrà in
povertà, ma grosso modo con i grandi numeri ci siamo.
Gli altri che vivono di previsioni sono
i militari. Capire per tempo cosa c'è nella testa del nemico, che
armi sta sviluppando, contrastarle: poi tutto si risolve in pochi
giorni, se non ore, minuti, secondi: ma dietro ci sono anni di
ragionamenti e previsioni.
Alla fine dell'Ottocento ad esempio
avevano già messo a punto la strategia ideale poi usata da Israele
nella guerra dei sei giorni, quella dell'attacco preventivo alle
forze aeree nemiche: sì, ma allora gli aeroplani non esistevano
ancora, era tutta previsione teorica. E quindi qui siamo forse nel
caso opposto rispetto a prima: prevedere il futuro per generarlo.
Ma l'altra cosa interessante è che
anche una microprevisione a breve termine può essere utile, anzi
strategica, se è quella che serve per fermare la bomba atomica del
nemico che sta arrivando (c'è anche un film con Nicholas Cage, Next,
dove lui appunto può prevedere il futuro ma solo due minuti più in
là, be', ma questo gli basta e avanza).
Le macchine che guadagnano sui
microrialzi e microribassi borsistici operano appunto su questo, su
frazioni di secondi che un essere umano non può controllare. E anche
il microtargeting elettorale, quello che individua le tue propensioni
in base ai dati offerti gratuitamente ai grandi gestori tipo Google,
permette di capire quali siano gli elettori indecisi nei collegi in
bilico, e come mediamente rispondono a un messaggio inviato qualche
giorno prima delle elezioni: e questo può essere decisivo (è la
tecnica usata da Obama per vincere la sua prima elezione, quindi da
un politico tipicamente progressista, non da qualche oscuro aspirante
dittatore).
E stranamente allora la previsione a
breve termine inizia ad assomigliare a qualcosa che potremmo chiamare
manipolazione: sì, anche qui si inizia a non vedere più la
differenza fra prevedere il futuro e generarlo.
Adesso però facciamo un piccolo passo
indietro. Tutti dicono le l'attuale situazione porterà a una
maggiore solidarietà sociale futura.
Ma se guardiamo i megatrends (sempre
più ineguaglianze, sempre più lavori ininfluenti, che si possono
chiudere da un giorno all'altro, sempre più attività affidate alle
macchine, sempre minore controllo dei poteri politici), e se sommiamo
questo alle sempre maggiori capacità manipolatorie delle volontà
popolari... be' non è bello fare previsioni, ma può anche darsi che
si stia andando nella direzione esattamente opposta. Questo per dire.
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