mercoledì 15 aprile 2020

Predire il futuro?


Ovviamente non è possibile. Secondo il noto argomento di Popper, infatti, se potessimo prevedere ad esempio le conoscenza scientifiche, queste non sarebbero più future ma presenti. Quindi dimentichiamoci le previsioni.
Sì, tutto vero (ma anche un po' salottiero e di facile effetto). Perché così ci si perde anche il succo, la parte più interessante. Perché anche se non possiamo fare “previsioni”, certo possiamo anticipare – o ritenere probabile, o immaginarci – una serie di avvenimenti, e prepararci a questi. E qui è il bello.
Un piccolo esempio. Anni fa, nel paese dove andiamo in vacanza in Liguria, fecero una serie di opere sul torrente – quasi sempre secco – che attraversa l'abitato. Alzarono un muro di cemento armato alto cinque-sei metri davanti ad alcune case, un ponte venne demolito e ricostruito più alto – che spreco, non sanno proprio più come buttare via i soldi.
Quest'anno c'è stata l'alluvione. L'onda è arrivata giusto al bordo del muro di sei metri, ho visto le immagini in tv. E il ponte più alto non ha fatto da tappo, la piena è finita in mare, in paese nessun danno.
Nessuno poteva dire “quando” sarebbe arrivata la piena; ma “se” sarebbe arrivata, sì.
Esempi simili ce ne sono tanti. Le fognature di Milano furono realizzate nell'Ottocento, quando la città aveva meno di quattrocentomila abitanti, per poter servire due milioni di abitanti – e tutto a caduta, senza impianti di sollevamento, con ampie dimensioni di diametro in modo da avere ruolo di vasche volano in caso di pioggia, funziona tutto ancora benissimo. Inutile dire che una fognatura così costa di più - ed era una nazione più povera, con meno risorse da spendere: ma erano lungimiranti (quelli invece che sono andati a costruire sulle golene del Seveso negli anni '60 certo sono stati bravi a fare l'affare, ma lungimiranti proprio no).
Ma anche il centro storico di Pavia, ad esempio, si affida a fognature costruite addirittura dai Romani. Nessuno sa esattamente dove siano, ci vorrebbe uno studio archeologico apposta, fatto sta che se butti dentro i reflui questi arrivano a destinazione, è quello che conta. E i Romani mica prevedevano la città futura, la immaginavano e basta. Per cui alla fine certa urbanistica funziona proprio perché è riuscita a prevenire i danni: le esondazioni, gli ingorghi di traffico, i danni da terremoti. Funziona perché è noiosa – nasconde la sua efficacia. Prevede il futuro per non farlo avvenire.
Ho trovato una lettera del mio bisnonno ingegnere, è del 1926: dobbiamo renderci conto che la maggior parte del territorio nazionale è a rischio sismico, scriveva, d'ora in poi bisogna costruire tenendo conto di questo. Ecco vedi. Nel 1926. Lungimirante. Vedi quanti eroismi, quanti sforzi immani, quanti programmi straordinari, quante chiese di Gibellina che ci saremmo risparmiati!
E anche Fauci anni fa diceva: se vivi nei Caraibi, non puoi sapere quando esattamente arriverà il ciclone. Sai solo che prima o poi arriverà, preparati. E allo stesso modo non possiamo sapere quando arriverà la pandemia. Sappiamo solo che prima o poi arriverà, e che probabilmente sarà polmonare. Ecco vedi. Lungimirante anche lui.

E questo abbiamo visto che è un tipo di previsioni che possiamo e che è utile fare. Ce ne sono altre?
I demografi ad esempio dicono che ci sono dei megatrends che grosso modo descrivono il nostro futuro. Sappiamo già con un ragionevole margine di certezza come sarà la popolazione di mezza età fra quarant'anni: sì, perché quei bambini sono già nati. Certo, non sappiamo nome e cognome di chi sopravviverà, chi sposerà chi, chi si arricchirà e chi cadrà in povertà, ma grosso modo con i grandi numeri ci siamo.
Gli altri che vivono di previsioni sono i militari. Capire per tempo cosa c'è nella testa del nemico, che armi sta sviluppando, contrastarle: poi tutto si risolve in pochi giorni, se non ore, minuti, secondi: ma dietro ci sono anni di ragionamenti e previsioni.
Alla fine dell'Ottocento ad esempio avevano già messo a punto la strategia ideale poi usata da Israele nella guerra dei sei giorni, quella dell'attacco preventivo alle forze aeree nemiche: sì, ma allora gli aeroplani non esistevano ancora, era tutta previsione teorica. E quindi qui siamo forse nel caso opposto rispetto a prima: prevedere il futuro per generarlo.
Ma l'altra cosa interessante è che anche una microprevisione a breve termine può essere utile, anzi strategica, se è quella che serve per fermare la bomba atomica del nemico che sta arrivando (c'è anche un film con Nicholas Cage, Next, dove lui appunto può prevedere il futuro ma solo due minuti più in là, be', ma questo gli basta e avanza).
Le macchine che guadagnano sui microrialzi e microribassi borsistici operano appunto su questo, su frazioni di secondi che un essere umano non può controllare. E anche il microtargeting elettorale, quello che individua le tue propensioni in base ai dati offerti gratuitamente ai grandi gestori tipo Google, permette di capire quali siano gli elettori indecisi nei collegi in bilico, e come mediamente rispondono a un messaggio inviato qualche giorno prima delle elezioni: e questo può essere decisivo (è la tecnica usata da Obama per vincere la sua prima elezione, quindi da un politico tipicamente progressista, non da qualche oscuro aspirante dittatore).
E stranamente allora la previsione a breve termine inizia ad assomigliare a qualcosa che potremmo chiamare manipolazione: sì, anche qui si inizia a non vedere più la differenza fra prevedere il futuro e generarlo.

Adesso però facciamo un piccolo passo indietro. Tutti dicono le l'attuale situazione porterà a una maggiore solidarietà sociale futura.
Ma se guardiamo i megatrends (sempre più ineguaglianze, sempre più lavori ininfluenti, che si possono chiudere da un giorno all'altro, sempre più attività affidate alle macchine, sempre minore controllo dei poteri politici), e se sommiamo questo alle sempre maggiori capacità manipolatorie delle volontà popolari... be' non è bello fare previsioni, ma può anche darsi che si stia andando nella direzione esattamente opposta. Questo per dire. 


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