martedì 5 settembre 2023

L'Editore

Mia nonna di Gallarate aveva iniziato a lavorare in fabbrica a sei anni (erano molto poveri). Dopo aver fatto la terza elementare fu tolta definitivamente da scuola per andare a lavorare e basta (cosa che non le è mai andata giù, andare a scuola le piaceva).
Da piccola lavorava come “piscinina” nella villa dei ricchi del paese, su in collina; portava su dei secchi d'acqua dal pozzo mentre i signori se ne stavano in giardino a non far niente, innaffiavano le piante, andavano a cavallo, si annoiavano.
Mia nonna era cattolica e perbenista, per nulla rivoluzionaria. Ma i signori, quelli che non facevano nulla, li odiava e disprezzava. Gli imprenditori no, quelli erano il suo mito: quelli che si alzavano presto la mattina, che restavano in fabbrica con i loro operai quando c'era una consegna: quelli le piacevano. Quando raccontava invece di un sciur che era stato buttato vivo nella fornace di metallo fuso dai suoi dipendenti, lei, così cattolica, così perbene, un sorrisetto di compiacimento non riusciva a trattenerlo. Non dico poi cosa pensasse dei signori che perdevano tutti i loro soldi al casinò, o che si facevano saltare le cervella per una ballerina che non li amava. Quelli si erano dati da soli quello che si meritavano.
Mi chiedo cosa pensasse mia nonna di uno come l'Editore. Sicuramente quando pubblica Živago, con tanto coraggio, con attenzione quasi commovente, anticonformismo, pragmatismo, quello le sarebbe piaciuto: un vero imprenditore.
Quello che va in barca d'inverno in Norvegia, che compra d'impulso un castello diroccato, con quattro mogli, quello invece no: troppo sciur.
E quello che muore per un innesco sbagliato assieme a due balordi di periferia su un traliccio a Segrate? Quello era un po' come il Buticchi (che anche dopo il tentato suicidio che l'aveva reso cieco aveva continuato a giocare al casinò fino a perdere tutto, compreso la casa in cui abitava).




















[mi chiedo anche: e se l'innesco avesse funzionato bene? Cosa sarebbe cambiato? Nulla o quasi, giusto rimandare l'appuntamento, o prendersi venti o trent'anni di galera (peraltro aveva fatto in tempo a fornire la pistola con cui fu ucciso il militare che aveva ammazzato Che Guevara). Certo così la fine è stata ignominiosa, e chissà le risate che si saranno fatti i suoi avversari, ve l'avevo detto... (alla notizia, sua mamma aveva detto: finalmente ho smesso di soffrire!)
E in qualche modo anticipa la fine di certa sinistra radicale un po' alla moda, portata sull'onda da un certo successo mondano, ma poi affossata dalla sua stessa coerenza: dimostrare che non erano solo chiacchiere, che erano pronti al sacrificio di sé per arrivare alla liberazione di tutti – per finire invece in un cupo nichilismo senza sbocchi. La stessa spinta che dà e che toglie (una forma di hybris, per dirla in un altro modo)]
#Feltrinelli

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