mercoledì 6 settembre 2023

Kenkō

Momenti d'ozio

L'ho letto da adolescente, e mi rendo conto adesso di quanto mi abbia suggestionato (non so se nel bene o nel male). Una citazione: solo una persona di limitato intendimento desidera sistemare le cose in serie complete. Desiderabile è l’incompletezza. In ogni cosa l’uniformità è sconsigliabile.” E un giudizio (in generale su certa scrittura giapponese): “Tradotto – letteralmente ma un po’ frettolosamente – con l’espressione “il sentimento delle cose”, il mono no aware è un ideale estetico e di sensibilità peculiarmente giapponese. Eppure tutti noi sperimentiamo, più spesso di quanto non vogliamo credere, uno stato di commozione molto simile. Il mono no aware non è lo stupore intenso e abbacinato difronte a panorami grandiosi. Non c’è nulla che levi il fiato. È piuttosto quella sospensione inattesa che ci prende quando notiamo, della natura, un elemento piccolo e banale all’apparenza, ma che improvvisamente ci appare gravido di qualcosa d’altro, di più profondo. Quel certo modo che una foglia ha di piegarsi, mentre si accartoccia; o un fiore, nel suo schiudersi; o un tronco, nel torcersi; o un melograno spaccato, quando si divarica scoprendo la gelatina dei chicchi. Qualcosa di quel modo – di piegarsi, schiudersi, torcersi, divaricarsi – ci costringe a guardarlo, come se fosse l’unico modo possibile di essere, come se racchiudesse una qualche perfezione; che è tutta naturale, ma che al tempo stesso contiene anche dello spirituale, del divino. E mentre guardiamo, sappiamo che tutto sarà per poco tempo. Che nell’arco di poche ore o pochi giorni quella foglia, quel fiore, quel tronco, quel melograno incontreranno lo sfarsi della materia, la decomposizione, la putrefazione. Il loro piegarsi, schiudersi, torcersi, divaricarsi è un processo: il cui destino ultimo è la consunzione, la fine. E ne proviamo una nostalgia, quasi, una tenerezza e simultaneamente una disperazione che ci muove: in un momento densissimo che sembra contenere, per pochi istanti, tutto l’affetto che noi sentiamo di poter rivolgere a una creatura, e al creato nel suo insieme.”















[l'immagine in verità è riferita a un'edizione di Note del guanciale” nb]

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