lunedì 28 agosto 2023

Un'occasione persa?

Il museo della bomba a Hiroshima (in realtà si chiama Museo della Pace, ma è un eufemismo) è organizzato secondo un'idea semplice ed efficace: si entra da un lato del museo, tutto buio, dove si vedono gli effetti della bomba: edifici annichiliti, corpi liquefatti, bambini che muoiono fra mille sofferenze anni dopo. Poi si esce su un lungo corridoio che porta all'uscita, un corridoio che si affaccia sul parco realizzato dove è caduta la bomba: e lì c'è luce, gente che passeggia, bambini che giocano.
Il contrasto non potrebbe essere maggiore: la calma, la pace; e l'orrore della bomba.
I turisti che escono sul corridoio dalla sale buie sono affranti, e ho notato che lo sono soprattutto gli americani (che evidentemente fino a quel momento non avevano ben capito cosa aveva fatto il loro paese): le ragazze piangono, gli uomini barcollano e devono sedersi.

Mi chiedo: perché il regista di Oppenheimer non ha fatto lo stesso? Perché non ha approfittato della potenza delle immagini per farci vedere, assieme all'esultanza di chi ha sganciato la bomba, anche qualche breve e piccola istantanea di cosa è realmente successo? Troppo facile forse? Troppo ad effetto? Ma forse avrebbe aperto maggiormente gli occhi a qualcuno.


[altre cose che il film non dice: ci furono famosi fisici ebrei che si rifiutarono di partecipare al progetto Manhattan, proprio perché non volevano comunque la bomba. Sullo zelo poi degli scienziati tedeschi alla costruzione della bomba nazista, ci sono poi molti dubbi: forse non c'erano più le condizioni, ma forse anche non si diedero da fare più di tanto. Certo è che raccolti prigionieri in una villa inglese dopo la capitolazione, quando seppero della bomba si disperarono: non pensavano ci fosse qualcuno capace di un orrore del genere]

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