Nel settembre 1943 a Boves, vicino a
Cuneo, nelle case erano rimasti solo vecchi, donne e bambini. I
partigiani lì vicino avevano catturato due soldati tedeschi, e il
comandante delle SS aveva minacciato l'eccidio, se non fossero stati
riconsegnati. Chiese quindi al parroco di andarli a cercare per
farseli restituire. Il Parroco chiese un impegno scritto che così
avrebbe rinunciato alla rappresaglia, ma la risposta sprezzante fu:
la parola di un tedesco vale più di mille promesse scritte da un
italiano. Al parroco si unì un cittadino, il rappresentante
prefettizio era introvabile.
Salirono quindi in montagna, e convinsero i partigiani a restituire i due soldati tedeschi, che furono riportati indietro incolumi.
Il comandante delle SS, una volta ottenuti i suoi soldati, per prima cosa fece bruciare vivi il Parroco e il suo aiutante, dopodiché fece bruciare le case di Boves con le persone dentro (vecchi e bambini).
Salirono quindi in montagna, e convinsero i partigiani a restituire i due soldati tedeschi, che furono riportati indietro incolumi.
Il comandante delle SS, una volta ottenuti i suoi soldati, per prima cosa fece bruciare vivi il Parroco e il suo aiutante, dopodiché fece bruciare le case di Boves con le persone dentro (vecchi e bambini).
Dopo la guerra questo comandante fu
processato (per altre vicende, peraltro), ma poi amnistiato. Andò
quindi a vivere in Francia, in un paesino. Dove nel 1976, una volta
riconosciuto, fu ucciso nella sua casa a colpi di molotov da un
gruppo di uomini armati, rimasti sconosciuti.
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