Nel 1934 Peter Ashenbrenner e Erwin
Schneider (chi sono costoro?) raggiunsero i 7.895 m sul Nanga Parbat
“la montagna del destino dei tedeschi” (un po' come i “colli
fatali...”).
Nessun 8.000 era mai stato raggiunto prima, quindi partendo subito sarebbero stati i primi a conquistare una vetta così alta, una gloria immensa, imperitura.
Ma il capospedizione decise di aspettare, perché voleva che tutti i componenti del gruppo avessero uguali possibilità di salire. Li fece quindi riposare un giorno. Ma il giorno dopo arrivarono i monsoni, giorni e giorni di tempeste spaventose, riuscirono a malapena a rientrare (non tutti), l'occasione era sfumata.
E quindi il primo 8.000 raggiunto fu l'Annapurna, dai francesi, nel '50 (e per il Nanga Parbat bisognerà aspettare Hermann Buhl nel '53, quasi venti anni dopo). E di Peter Ashenbrenner e Erwin Schneider non si ricorda più nessuno (o quasi).
Nessun 8.000 era mai stato raggiunto prima, quindi partendo subito sarebbero stati i primi a conquistare una vetta così alta, una gloria immensa, imperitura.
Ma il capospedizione decise di aspettare, perché voleva che tutti i componenti del gruppo avessero uguali possibilità di salire. Li fece quindi riposare un giorno. Ma il giorno dopo arrivarono i monsoni, giorni e giorni di tempeste spaventose, riuscirono a malapena a rientrare (non tutti), l'occasione era sfumata.
E quindi il primo 8.000 raggiunto fu l'Annapurna, dai francesi, nel '50 (e per il Nanga Parbat bisognerà aspettare Hermann Buhl nel '53, quasi venti anni dopo). E di Peter Ashenbrenner e Erwin Schneider non si ricorda più nessuno (o quasi).
Nessun commento:
Posta un commento