di Pietro Zveteremich
Parvus.
Ovvero “piccolo”, questo il suo soprannome: perché invece era un
omone, alto, con un barbone, ebreo di Odessa. E anche un importante rivoluzionario russo, stranamente poco noto. Questa è la sua vicenda.
Agli inizi del '900 in Russia il governo zarista aveva deciso di iniziare ad insediare fabbriche e industrie a San Pietroburgo, come avveniva in Occidente. Temeva però i sovversivi, i sindacalisti socialisti o peggio che mai anarchici. La polizia segreta - la famigerata Ochrana - suggerì allora di fondare un sindacato "giallo" ovvero al servizio dei governanti e degli imprenditori; e lo affidò a un sacerdote, il Pope Gapon. In quanto protetto e pagato segretamente dallo Stato, il suo
sindacato ebbe all'inizio grande successo: fondi a disposizione, belle sale
riscaldate in cui si offriva il tè, rivendicazioni ragionevoli - precedentemente concordate - puntualmente accolte dalla controparte.
Il Pope Gapon così man mano si era montato la testa ed era diventato portatore di richieste più audaci e radicali. Che però
stavolta destarono sospetto e non vennero accolte, con suo grande
disappunto. Come, quella gente si fidava di lui e lo sbugiardavano
così? Un po' stupito, chiese e ottenne un colloquio a corte per i
suoi operai, vedrete che stavolta ci ascolteranno. Lo Zar invece non
solo non accolse nulla, ma si rifiutò persino di stringere la mano
agli operai, offendendoli profondamente. Il Pope umiliato organizzò allora una grande manifestazione, con icone e tutto, che si diresse al
Palazzo di Inverno a chiedere udienza, stavolta sicuramente lo Zar ci
ascolterà, vuole bene al suo popolo, diceva. E invece trovarono
l'esercito, che sparò: più di cinquecento morti. Pope Gapon, ferito
e coperto di sangue, giurò di vendicarsi e chiamò il popolo alla rivolta: che scese nelle strade, scioperi a oltranza, scontri, assemblee.
A New York Trotzkij, che si trovava lì in esilio, apre i giornali e legge dei moti. Si precipita con la prima nave a
Pietroburgo dove incontra Parvus che era accorso anche lui di gran fretta (Lenin invece non ce l'aveva fatta), devo fare un discorso, cosa dire? Qui vanno i consigli di fabbrica, e Trotzkij sale sul palco: tutto il potere ai consigli!!! urla; e così presero in mano la situazione, iniziò la prima rivoluzione, quella del 1905: perché in russo i consigli si chiamano soviet, e da lì iniziò tutto (dal sindacato giallo, vedi le furbizie della
storia, la famosa eterogenesi dei fini! Perché l'Ochrana, la polizia
segreta, infiltrava i partiti socialisti rivoluzionari, ne metteva
addirittura i suoi uomini a capo, organizzando addirittura
l'assassinio di Ministri – dell'Interno! - poco graditi – e poi
ci si chiede come mai i bolscevichi fossero ossessionati dalla
segretezza, dallo spirito di corpo, vedessero ovunque nemici
infiltrati...).
Comunque, fu sempre Parvus - grande situazionista ante litteram - a suggerire a
Trotzkij (che era più un uomo d'azione che un pensatore) la sua
teoria più famosa, quella della Rivoluzione Permanente. E dopo la
repressione dei moti del 1905 decise di andarsene all'estero, in
Turchia; dove divenne un uomo di affari, in particolare nei contatti
con il Governo tedesco.
E così quando nel 1917 ci fu la Rivoluzione di febbraio, fu sempre Parvus a organizzare (e finanziare) il viaggio del treno piombato di Lenin - imbottito di armi - attraverso la Germania fino alla Russia: da cui la rivoluzione di Ottobre.
Ma Parvus poi decise di continuare a fare l'uomo d'affari – gli piacevano troppo i soldi; o magari c'erano altri motivi, chissà. E se ne restò nella sua villa a Berlino; fino alla sua scomparsa. Da cui lo ha tratto Zveteremich con il suo libro.
E così quando nel 1917 ci fu la Rivoluzione di febbraio, fu sempre Parvus a organizzare (e finanziare) il viaggio del treno piombato di Lenin - imbottito di armi - attraverso la Germania fino alla Russia: da cui la rivoluzione di Ottobre.
Ma Parvus poi decise di continuare a fare l'uomo d'affari – gli piacevano troppo i soldi; o magari c'erano altri motivi, chissà. E se ne restò nella sua villa a Berlino; fino alla sua scomparsa. Da cui lo ha tratto Zveteremich con il suo libro.
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