domenica 28 agosto 2022

Attorno al fuoco

Ci si può immaginare che potesse andare così: alla sera, i nostri progenitori si trovavano attorno al fuoco e parlavano fra di loro: commentavano i fatti del giorno, o si raccontavano delle storie. E qualcuno probabilmente ricordava le gesta degli avi, fatti straordinari e magici che avevano fondato la tribù; altri raccontavano cose nuove che erano capitate, a loro o agli altri. Erano stati al di là della montagna, avevano visto gente nuova, o animali strani; e per descrivere queste cose nuove, inevitabilmente dovevano usare immagini note, comprensibili ai loro interlocutori. Se ad esempio avevano visto per la prima volta un rinoceronte, questo sarebbe stato descritto come un toro o un bufalo, solo più grosso e più veloce, con un corno sul naso anziché due sulla testa, incredibile; se avevano visto per la prima volta il mare, avrebbero detto: come il nostro lago, ma più grande, molto più grande, che neanche te lo immagini.
Il primo tipo di narrazione, quello sul passato, serviva a rinforzare l'idea di chi siamo, dove siamo, il nostro posto nel mondo: a dare un senso alle cose che avvengono, a guardarsi negli occhi. Il secondo, a esplorare, capire e non farsi sopraffare dalle cose ignote: ad allargare quindi il cerchio di luce attorno al fuoco. Serve ad agire, insomma. E come diceva Dante (come mi spiegavano al liceo): galeotto fu il libro e chi lo scrisse – da quel dì più non ne leggemmo innante. Perché la bocca tutta tremante è sempre meglio e più forte e più invitante del disiato riso dei racconti.
E quindi è ora di alzarsi e di andarlo a vedere, questo mare!



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