Questa è abbastanza incredibile, e se
me la raccontassero non so se ci crederei.
Lo Stato aveva deciso di costruire un
centro medico all'avanguardia, che usasse gli adroni (particelle
elementari generate da un ciclotrone atomico) per la cura dei tumori
in modo molto più efficace e meno invasivo delle cure attuali, si
parla di un incremento delle guarigioni dal 10 all'80%, mica poco. E
sarebbe il primo impianto del genere in Europa, finora ce l'avevano
solo le potenze atomiche, russi e americani, che li usavano per
guarire i loro potenti, capi politici, miliardari, generali, cose
così, i costi della cura erano a suo tempo astronomici, ora invece
diventerebbero alla portata di tutti, i pazienti arriverebbero da
tutto il mondo.
Come sede, era stata scelta quella
storica e bella città, dove si trovava un'antica e prestigiosa
Università, assieme a un grande centro di ricerca ospedaliero
all'avanguardia e un dipartimento di ingegneria nucleare, uno degli
ultimi, oltre che la residenza dell'attuale Ministro delle Finanze,
perfetto insomma, meglio di così! Tutto deciso, insomma; ma quando i
lavori stavano oramai finendo, e l'inaugurazione era vicina, ci si
accorse che però mancavano le strade per arrivarci. Fu quindi
preparato il progetto, trovati i finanziamenti, individuati i
terreni: bastava solo firmare un accordo fra i vari soggetti
interessati, Università, Ospedale, Provincia e Comune, per avviare
le opere. Al Comune toccava pensare
alla sola manutenzione della strada di accesso, un centinaio di metri
dove si sarebbe limitato a raccogliere le foglie cadute dagli alberi
e poco più, mentre gli altri avrebbero pensato al resto. Mi informo:
quanto può costare? Niente, mi dice l'ingegnere comunale dirigente
dei Lavori Pubblici, c'è un contratto di servizio su tutta la città,
aggiungere cento metri in più o in meno non cambia niente. Porto
quindi l'accordo alla firma della Giunta. E qui: ah no, eh! E noi
perché dovremmo pagare per quelli lì? Se la facciano loro, la
manutenzione. Ma è troppo complicato, dovrebbero incaricare una
società apposta, al Comune non costa niente. Ah no, ci pensino loro.
Parere contrario, unanimità (non succedeva mai).
Ed è toccato a me tornare dagli altri
a dire che non avevo ottenuto la firma. Poi, sei mesi per
convincerli. Alla fine ce l'ho fatta, delibera approvata. Cerimonia
ufficiale, nel salone d'onore si firma davanti ai fotografi. Ma il
vicesindaco delegato si irrigidisce: cosa vedo qui? Dovremmo pagare
le manutenzioni? Ah no, non se ne parla proprio, torna ad esclamare.
Gli ricordo che oramai è fatta , hanno deliberato e non può più
tornare indietro. Un po' contrariato, alla fine firma borbottando,
con la sua stilografica dall'inchiostro verde. E così si è potuta
fare la strada per accedere al prestigioso centro.
[giuro che è vera]
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