martedì 10 marzo 2020

Un impianto prestigioso


Questa è abbastanza incredibile, e se me la raccontassero non so se ci crederei.
Lo Stato aveva deciso di costruire un centro medico all'avanguardia, che usasse gli adroni (particelle elementari generate da un ciclotrone atomico) per la cura dei tumori in modo molto più efficace e meno invasivo delle cure attuali, si parla di un incremento delle guarigioni dal 10 all'80%, mica poco. E sarebbe il primo impianto del genere in Europa, finora ce l'avevano solo le potenze atomiche, russi e americani, che li usavano per guarire i loro potenti, capi politici, miliardari, generali, cose così, i costi della cura erano a suo tempo astronomici, ora invece diventerebbero alla portata di tutti, i pazienti arriverebbero da tutto il mondo.
Come sede, era stata scelta quella storica e bella città, dove si trovava un'antica e prestigiosa Università, assieme a un grande centro di ricerca ospedaliero all'avanguardia e un dipartimento di ingegneria nucleare, uno degli ultimi, oltre che la residenza dell'attuale Ministro delle Finanze, perfetto insomma, meglio di così! Tutto deciso, insomma; ma quando i lavori stavano oramai finendo, e l'inaugurazione era vicina, ci si accorse che però mancavano le strade per arrivarci. Fu quindi preparato il progetto, trovati i finanziamenti, individuati i terreni: bastava solo firmare un accordo fra i vari soggetti interessati, Università, Ospedale, Provincia e Comune, per avviare le opere. Al Comune toccava pensare alla sola manutenzione della strada di accesso, un centinaio di metri dove si sarebbe limitato a raccogliere le foglie cadute dagli alberi e poco più, mentre gli altri avrebbero pensato al resto. Mi informo: quanto può costare? Niente, mi dice l'ingegnere comunale dirigente dei Lavori Pubblici, c'è un contratto di servizio su tutta la città, aggiungere cento metri in più o in meno non cambia niente. Porto quindi l'accordo alla firma della Giunta. E qui: ah no, eh! E noi perché dovremmo pagare per quelli lì? Se la facciano loro, la manutenzione. Ma è troppo complicato, dovrebbero incaricare una società apposta, al Comune non costa niente. Ah no, ci pensino loro. Parere contrario, unanimità (non succedeva mai).
Ed è toccato a me tornare dagli altri a dire che non avevo ottenuto la firma. Poi, sei mesi per convincerli. Alla fine ce l'ho fatta, delibera approvata. Cerimonia ufficiale, nel salone d'onore si firma davanti ai fotografi. Ma il vicesindaco delegato si irrigidisce: cosa vedo qui? Dovremmo pagare le manutenzioni? Ah no, non se ne parla proprio, torna ad esclamare. Gli ricordo che oramai è fatta , hanno deliberato e non può più tornare indietro. Un po' contrariato, alla fine firma borbottando, con la sua stilografica dall'inchiostro verde. E così si è potuta fare la strada per accedere al prestigioso centro.
[giuro che è vera]

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