mercoledì 14 novembre 2018

L'Elisir d'amore


di Felice Romani e Gaetano Donizetti

Ok, non è un libro. Ma è un'opera incredibilmente felice, allegra, che mette di buon umore.
Lo spunto ispiratore buffamente è quello del filtro d'amore di Tristano e Isotta: tema che verrà trattato ben più seriosamente e tragicamente e luttuosamente anni dopo da Wagner (ma che differenza! la notte e il giorno, si potrebbe dire).
C'è una giovane contadina contenta di passare di fiore in fiore da un amore all'altro; e c'è un suo innamorato infelice e piagnucolone. Un imbroglione di paese gli vende un finto filtro d'amore che dovrebbe renderla perdutamente innamorata (invece è bordò, scritto così nel testo). Ma con la sicurezza e la baldanza di questa futura magia, il giovane diventa coraggioso e sventato, e questo finisce per conquistare il cuore della ragazza (un po' come la piuma magica di Dumbo: è finta, ma funziona, è l'illusione che lo fa volare).
Una curiosità: i due autori avevano firmato un contratto capestro, l'opera doveva andare in scena nel giro di un mese e non avevano neanche iniziato. Era quindi tutta una corsa fra il librettista man mano che scriveva i versi, Donizetti che componeva la musica, i cantanti e l'orchestra che iniziavano a provarla. Giunto alla romanza finale, quella dell'amore finalmente conquistato, Donizetti era spossato e non ce la faceva più. Avendo spremuto tutta la sua fantasia creativa, e avendo poco tempo davanti, riutilizzò una cantata che aveva composto poco prima: ma era un canto funebre, composto per la triste morte di un giovane. Da qui il tono inaspettatamente malinconico, sorprendente, di Una furtiva lacrima, il pezzo più famoso. In un'opera tutta gioiosa, che trovata geniale! E che fine intuito psicologico, la malinconia del successo! Quell'artista è un genio. E invece era tutto per caso – questo a conferma della felicità dell'opera (gli inglesi direbbero: serendipity).

(un po' come la Serva padrona di Pergolesi, nata come intervallo di intrattenimento fra un atto e l'altro di opere ben più importanti: e presto diventata il vero centro dell'attenzione degli spettatori, filosofi illuministi come Diderot che ne erano entusiasti – vera serva che appunto diventava Padrona, un annuncio della rivoluzione)

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