Il
cervo e la bella del campo.
(una
traduzione più chiara però potrebbe essere: l'ingenuo e la puttana
del Campo. “Cervo” infatti è una parola gergale che indica un
novellino dei Gulag – sono quei campi lì di cui si sta parlando,
niente di agreste)
Di
A.S. colpisce innanzitutto la grande forza d'animo. La scoperta
dell'errore e l'abbandono del comunismo proprio alla fine della
Grande Guerra Patriottica, vale a dire il momento di maggiore
successo di Stalin. La determinazione e direi quasi l'ostinazione
sulla sua posizione negli anni '50 e '60, gli anni dello Sputnik e di
Gagarin, del consenso, delle aperture di Chruščev,
di quello che sembrava un maggiore benessere e libertà. E invece no.
Il coraggio di dire sempre la verità, a costo di pagarla cara. La
prigione come liberazione. Essere gli ultimi, ma liberi (il potere
dei senza potere, avrebbe detto poi Vaclav Havel).
Be',
che coraggio. E' stato davvero un gigante, ha cambiato la storia. Ma
poi viene da dire: sì, Arcipelago Gulag, interessantissimo,
approfondito, illuminante: ma più un saggio che letteratura. E Lenin
a Zurigo? Certo, chiarissimo, illuminante, quasi (paradossalmente) un
elogio di una figura evidentemente detestata, ma anche profondamente
capita, con precisione, con esattezza, e quindi anche con una certa
attrazione (indimenticabile la pagina in cui Lenin, all'annuncio
dello scoppio della guerra, dalla sua posizione di emigrato
sostanzialmente isolato e senza legami con la patria, mentre i
socialisti pensano al pacifismo – senza combinare nulla – o
diventano patrioti – partecipando al macello – lui no, ha
l'intuito a suo modo geniale, capisce: la Guerra porterà alla
Rivoluzione - legame infausto, generatore a cascata dei mali e dei
disastri successivi, sì – ma così potente!).
Be',
il Cervo è ingenuo sì, ma anche lui – a suo modo – potente.
Quando lei lo avvisa: sono la puttana del campo, non innamorarti di
me (ma lui lo fa lo stesso). E quando poi un capo le mette gli occhi
addosso, e si capisce come andrà a finire, e lei gli dice: porterò
sempre con me il ricordo del tempo passato assieme, sappilo. E quando
infine lei entra nella baracca del capo e inizia a spogliarsi (ma intanto
è riuscita a farlo depennare dalla lista dei trasferiti più a nord,
alla morte sicura), be', non è quello che in qualche modo (mutatis
mutandis) capita anche qui da noi?
A.S.,
anche come scrittore ha intuiti geniali.
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