mercoledì 15 dicembre 2010

Cani all’inizio dei sentieri (ovvero: il bello della montagna).

I cani abbaiano soprattutto a chi ne ha paura.
E’ una cosa che ho sempre trovato profondamente ingiusta: punisce gli intelligenti con la mente fertile, subito pronti ad immaginare che quel cane potrebbe essere aggressivo, e quindi a guardarlo con timore, e quindi a innescare la sua attenzione e vedere rapidamente avverarsi il proprio timore. Mentre i più stolidi ignorano bellamente l’animale, e ne vengono ricambiati con tutto il rispetto. Insomma: se inizi a pensarci su è la fine (come per molte altre cose). Vi sembra giusto?
E questo spesso capita proprio nelle situazioni in cui meno si vorrebbe. Ad esempio, molte volte in montagna il punto in cui ci si perde più facilmente è all’inizio di un sentiero (parlo di quelli poco frequentati e mal segnalati, certo). Poi seguirlo è facile, come è facile seguire la strada che porta fino a lì. Ma è il punto di contatto fra due realtà diverse, quella civile e artificiale, l’altra più selvatica e naturale, a essere poco riconoscibile.
E spesso quindi l’inizio di un sentiero vicino a un casolare isolato è presidiato da un cane che, come ultimo rappresentante solitario della civiltà, è giustamente sospettoso degli sconosciuti e quindi quasi sempre inutilmente aggressivo. Chi saranno questi rari visitatori? Che ci vengono a fare qui? Vigilare, abbaiare, aggredire. Così l’altrettanto solitario escursionista nevrotizzato dalla vita urbana si trova di fronte al dilemma: abbandonare? (impossibile) Avanzare? (rischioso) Cambiare strada? (incerto e faticoso e anche un po' vile). E intanto il cane abbaia sempre più furiosamente, sempre più sospettoso.
Al ritorno poi dalla montagna, dopo ore e ore passate nel bosco, quello stesso cane stranamente non fa più paura e ci lascia tranquillamente passare. Siamo diventati un po’ delle bestie anche noi.
Ed è questo il bello della montagna.

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