lunedì 8 marzo 2010

Modernità

In fondo al piccolo borgo marinaro, di notte, si staglia un parallelepipedo gigante, regolare, leggero, attraversato da bagliori cangianti, una pellicola che copre un potente macchinario. E’ una grande fabbrica (una delle ultime rimaste, fincantieri, industria pesante che produce navi da guerra a tutto spiano). Si capisce il fascino della modernità: in un mondo chiuso e immobile, forme magiche di potenza, fredde, libere (e nel paese a tutte le ore di vedono gli operai: tutti maschi, giovani, vengono da mezzo mondo e spendono soldi nei bar dove si ritrovano a parlare).
L’altra matrice della modernità è l’esercito, o, meglio, la mentalità di guerra: decisioni rapide, efficaci. Non si perde tempo, si cambia il mondo. 

(ma, quello che mi chiedo: perché se si deve costruire un normale edificio residenziale, l’architetto si picca di essere moderno? Ha come riferimento la fabbrica e la guerra?)

Nessun commento:

Posta un commento