venerdì 19 febbraio 2010

Manoscritto trovato in una bottiglia.

Durante i lavori di ristrutturazione di una casa è stato trovato uno scritto, di almeno una trentina d’anni fa. A suo tempo era una casa occupata, un centro sociale, l’autore doveva venire da lì. Si intitola: “Verso una nuova società aristocratica e dei pregi della democrazia.” Eccolo.

“Sempre più si può cogliere la scissione in atto fra una vera élite in possesso di conoscenza e di potere; e una massa più o meno indifferenziata, non solidale, di individui sostanzialmente espulsi dalle scelte vitali.
Come nelle vecchie società aristocratiche, agli appartenenti allo stato inferiore sono aperte tre possibilità: cooptazione; rivolta; rassegnazione.
La
rassegnazione è l'amore per gli umili da parte degli umiliati: dare valore alla condanna che ci è stata imposta. Ostinarsi nella mediocrità, interpretata come scommessa; pascersi del dolore, sbandierato come giustificazione. Esempi: innumerevoli.
La
rivolta è la rivolta contadina: urlare e dare fastidio prima di morire; anzi: uccidere prima di morire. Anche: uccidersi addirittura.
La
cooptazione è come il bastone del maresciallo, che ognuno porta nella giberna: riuscire, a prezzo di enormi sacrifici, a prendere il ruolo di chi ha sempre bastonato i tuoi genitori. Nei campi di concentramento, alla fine, non c'è più bisogno di aguzzini: bastano i prigionieri che vogliono cavarsela.
Sono possibili varie associazioni fra questi atteggiamenti di base.
Il primo, molto importante: rivolta-cooptazione. Chi urla, passa di grado. Due finalità: contenimento del dissenso e rimozione delle pratiche eversive; utilizzazione ottimale del capitale umano, già selezionato, e anzi maggiormente combattivo, secondo il noto fenomeno dell'introiezione delle ragioni dell'avversario, così come se le si era immaginate, però: ovvero maggiormente crudeli, determinate e semplificate di quanto in realtà siano.
Altra associazione: rassegnazione-rivolta. Ci si rivolta per proclamare l'impero dell'umiliazione e della malasorte, in una sorta di autoritarismo piagnucoloso (tipo i comici comunisti). Forma speculare: se è vero che il mondo è diviso fra vincitori e vinti, rivolta
contro gli umiliati.
(Rassegnazione-cooptazione: sembra impossibile ma esiste, ed è C.L.)

Primo grande meccanismo di contenimento della massa insoddisfatta: l'elitarismo di massa. Appartenenza a una qualche consorteria ferocemente contrapposta a qualchedun'altra perfettamente simile; consorteria alla quale allo stesso tempo è estremamente difficile e molto facile aderire (più o meno come per gli inviti riservati nelle discoteche). Finalità: distribuzione di identità e di incentivi contro partecipazione, ovvero: il piacere di esistere in cambio di coinvolgimento. Assieme al gruppo "rivolta-cooptazione" costituisce l'effetto entusiasmo obbligato. Il meccanismo vale in particolare per i gruppi politici.
Secondo grande meccanismo:
etica del cortigiano, ovvero i piaceri del pessimismo. Il Potere è malvagio, le Grandi Scelte sono sovradeterminate; al loro interno si cercano furbescamente nicchie di autonomia nelle quali esercitare in forma "assoluta" le proprie capacità; la vicinanza alla sorgente del potere simulando la partecipazione al potere stesso.
Possibile sviluppo: la
riduzione operativa. Di fronte alla moltitudine di problemi, sentimenti, alternative, dissipatori di energia, si seleziona. In momenti di difficoltà, c'è chi "smette" la casa al mare o gli acquisti di vestiti di lusso e chi "smette" la coscienza. Ulteriore salto in avanti: riduzione preventiva. Anche senza essere in difficoltà, non si sa mai.
Terzo grande meccanismo: la
tortura dell'attesa. Aspettando la Rinascita del Movimento, il Grande Amore, il lavoro, la casa giusta, un tempo migliore, uno spettacolo decente alla tele... eccetera. Stasera finalmente c'è qualcosa di bello alla tele.
Variante: esasperazione della tematica dello sguardo. In video. Anziché al passato o al futuro, intanto si guarda: a ciò che fanno tutti gli altri, al benessere altrui, al benessere del vicino, e infine - ed è una sorpresa - al
proprio benessere, così come viene definito da altri (tipo Censis). Accessorio indispensabile: versione negativa, sguardo al malessere, lontano ma insidioso, e sempre possibile; generato comunque da colpa o da malattia (la differenza tende a sparire): da qui il ruolo strategico dei barboni e dei governi dispotici e poveri.
Corollario: qualcuno ci guarda, sempre. Farsi vedere bene.
Passiamo infine alla mentalità delle classi dominanti. Le classi dominanti non esistono. Almeno, lo scrivente, per definizione, non ha mai potuto valutarne le caratteristiche, e in particolare la loro esistenza; ci sono però buone ragioni per pensare che sia così.
Considerando infatti le moltitudini dei cooptati, dei cortigiani, degli invidiosi; le masse dei ribelli in attesa, delle singolarità sovreccitate, dei gruppi esclusivi; degli intellettuali dimezzati, degli emarginati rampanti, dei dirigenti inesistenti; e la continua relazione, conflittualità, cooperazione all'interno di questa moltitudine; effettivamente l'esistenza delle classi dominanti non corrisponde a necessità.


Ed è così che un paese, ricco quanto mai nella sua storia, educato quanto mai nella sua storia, dalle istituzioni evolute e capillari, favorito dal clima, dalla geografia... ricco di passato... di inventiva... con la gente più sana che abbia mai avuto, con la durata della vita più lunga, l'altezza media più alta, le vitamine assunte in media giornalmente a livelli mai visti... le donne più belle che mai... gli uomini muscolosi, intelligenti - e il prodotto di tutto questo è la mediocrità.
La prima metà del secolo ha prodotto un dittatore capace di portare il paese alla distruzione; la seconda metà ne ha prodotti talmente tanti da non permettere a nessuno di imporsi e di nuocere in forme rovinose - e questo è il grande Pregio delle Democrazie.”

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