sabato 19 settembre 2009

Hitler.

di Joachim Fest (Garzanti)

Da giovane voleva fare l’artista, e per diversi anni fece vita da bohemiénne, in condizioni abbastanza difficili. Solo la partecipazione alla prima guerra mondiale (nell’esercito tedesco, però; in Austria era renitente alla leva) lo salvò da un probabile destino di sradicato (terribilmente simile a tanti di noi).
L’odio contro gli ebrei, oltre a derivare dalla lettura dei pamphlet antisemiti e anticosmopoliti molto diffusi a Vienna (molti ebrei poi erano di sinistra), può avere anche motivi personali: a scuola era in classe con Wittgenstein (il futuro filosofo), più ricco e intelligente di lui.
Alla prima riunione del partito nazionalsocialista andò in quanto spia della polizia. Poi fece un intervento, piacque e venne accolto nel gruppo. Il partito era stato ispirato e finanziato da un’associazione segreta, l’Ultima Thule, fondata da un personaggio che si spacciava per erede di un nobile prussiano, e di cui in realtà non si conosce né il vero nome, né luogo e data di nascita. Questo personaggio sparì all’estero poco dopo, per ricomparire in Germania a metà degli anni ’30, forse per ricordare i suoi meriti; ma in breve sparì di nuovo, questa volta definitivamente (verosimilmente ci avranno pensato le SS). Su di lui non si sa nulla di più.
La presa del potere fu lenta, a causa del fallimento del putsch di Monaco, che lo costrinse alla via parlamentare. Lui friggeva, perché temeva di arrivare troppo anziano - e quindi fisicamente non più idoneo - a guidare la guerra.
L’ultimo governo socialdemocratico cadde perché la sinistra massimalista non accettò la riduzione di un marco (su un totale di circa settecento) dell’indennità mensile di disoccupazione, causata dalla crisi finanziaria post ’29. Così divenne cancelliere lui.
Arrivato al potere, proclamò il 1 maggio festa nazionale (era una storica richiesta dei partiti di sinistra). Quel giorno, partiti e sindacato organizzarono gli operai, un po’ titubanti; furono poi condotti a seguire una giornata di forsennata propaganda nazista, con canti e bandiere. Poco dopo, tutti i politici e i sindacalisti di sinistra vennero portati nei campi di concentramento, senza particolari sollevazioni popolari.
Quando doveva prendere una decisione, usava ritirarsi giorni e giorni in montagna a riflettere, all’Obersalzberg; guardava il paesaggio (davvero bellissimo, luminoso, aperto), e poi decideva: invadere la Russia, sterminare gli ebrei.
La conquista della Russia era sempre stato il suo vero obbiettivo militare: per motivi sia politici (sconfiggere il comunismo) che nazionali (rendere la Germania una grande potenza continentale di livello mondiale, schiavizzando gli slavi). La maggior parte delle armi tedesche venivano costruite in Boemia e Moravia, nei territori occupati a seguito del patto di Monaco.
All’annuncio della capitolazione della Francia, corse dalla segretarie a farsi baciare: sono il tedesco più famoso della storia! (forse è vero.) Poi fece spegnere le luci, aprì la finestra e rimase a guardare il buio e sentire l'odore della campagna di notte.
Ma la cosa più terrificante è che per poco non vinse la guerra, quello che fece veramente la differenza fu la resistenza dell’Inghilterra, e in particolare di Churchill (che odiava e disprezzava).

Non ebbe figli perché diceva: è dura essere figli di un genio.
Ebbe grandi intuizioni militari: il blitzkrieg in Francia, la cui audace strategia fu scelta anche grazie alla sua influenza.
Grandi errori: patto Molotov-Ribbentrop (di fatto costituisce la premessa al maggior coinvolgimento delle forze occidentali e quindi all’apertura del secondo fronte), Dunkerque (dove lasciò fuggire il corpo di spedizione inglese, sperando di favorire l’accordo di pace), avanzata in Russia squilibrata verso sud, Ucraina e Caucaso (per motivi di approvvigionamento, grano e petrolio).
Cose orribili meno note: prima dei campi di sterminio, erano stati organizzati dei gruppi (gli einsatzgruppen) che agivano nelle retrovie, man mano che il fronte avanzava, eliminando tutti gli oppositori politici, all’inizio (nell’annessione dell’Austria) preventivamente individuati, poi (in Russia e Polonia) anche quelli potenziali, le persone un po’ in vista che potevano in futuro far sorgere problemi, e poi via via tutti gli ebrei e zingari, prima solo gli uomini, e dopo anche le donne e i bambini (all’inizio li fucilavano, poi, visto che gli addetti stavano male per l’orrore, organizzando camere a gas mobili – più pulite). In questo modo morirono più di un milione di persone, uccise da poco più di qualche migliaio di addetti. I più feroci erano gli arruolati fra le nazioni occupate (lettoni, lituani e ucraini).

Il resto sprofonda nel buio.

Libro ponderoso, di grande respiro, ma pieno di dettagli e molto documentato. Aiuta a capire come sia potuto avvenire che una nazione fra le più colte e civili si sia trasformata in una macchina criminale (purtroppo efficientissima).

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