lunedì 21 settembre 2009

George Orwell

Il ventre della balena (Bompiani)

E’ un libro di saggi bellissimi: chiari, appassionati, intelligenti e non scontati; su tanti argomenti, a testimonianza dei diversi interessi dell’autore, politici, letterari, di vita personale: di un articolato rapporto con le cose.
Secondo Nabokov, questo è un difetto, e in 1984 si sentirebbe troppo il peso delle idee dell’autore.
E forse non è stato un grande scrittore, ma altre cose ce lo rendono simpatico.
Aveva un posto sicuro alla BBC (programmi di letteratura inglese per ascoltatori indiani): ma si dimise, a loro perché mai dovrebbe interessare? Si ritirò quindi su un’isoletta (come aveva sempre pensato di fare) e riuscì a scrivere appunto un grande libro come 1984 poco prima di morire (era ancora abbastanza giovane, neanche cinquant’anni).
E si potrebbe tentare un interessante confronto fra Omaggio alla Catalogna e Per chi suona la campana, per capire quale dei due autori è un fanfarone. Orwell andò volontario nella guerra civile spagnola, a sparare ai fascisti e a prenderle dagli stalinisti; l’altro, aggregato alle truppe americane, il D-day rimase ben nascosto in una nave molto al largo senza partecipare allo sbarco (dove andò invece Robert Capa) perché aveva paura. Scriveva invece coloriti resoconti giornalistici.

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