martedì 26 dicembre 2023

La lanca.

Dalla città ero andato a fare una gita in bici sul Ticino. È inverno, molto bello, non c'è nessuno. A un certo punto vedo un sentierino che si stacca dalla strada ed entra nel bosco. Non ho la carta con me, chissà dove va, forse costeggia il fiume o magari si ferma prima. Sembra battuto però, mal che vada si ferma a una spiaggia e torno indietro, vale sempre la pena tentare, no? Mica bisogna essere sempre pessimisti e diffidenti, guarda quelle piante al sole tranquille.
E infatti il sentierino prosegue lungo il fiume, molti alberi però sono stati abbattuti dal forte vento dei mesi scorsi e bisogna aggirarli. Fino a che a un certo punto il sentiero si interrompe: c'è l'acqua davanti e il ponticello per attraversarla deve essere stato travolto da una piena: si vede che al di là il sentiero prosegue, ma passare è impossibile. C'è però una traccia che si allunga di traverso lungo il corso d'acqua, magari più in là si passa. Il sentiero prosegue, il corso d'acqua si allarga. È una lanca, ovvero un tratto abbandonato del fiume. È pieno di alberi abbattuti, difficile passare, devo scavalcarli tirando su la bici, è pesante. Il sentierino si perde. Non c'è nessuno.
Controllo su Google maps: la lanca è molto grande, tonda, tipo una falce enorme rivolta all'indietro. Ma Google riporta anche il nome di un altro ponticello, chissà dov'è però.
Dopo un po' mi perdo. Il sentiero non si vede più, troppi alberi a terra. Ecco cosa succede a prendere sentierini sconosciuti, mi dico. E il sole sta iniziando a tramontare, meglio tornare indietro.
Ripercorro in qualche modo il sentiero a ritroso, torno al punto di partenza, la strada asfaltata, se mi muovo riesco a prendere il treno finché c'è luce. Controllo meglio che ore sono: e il telefono non c'è più. Deve essersi sfilato di tasca mentre tiravo su la bici da qualche parte, la zip era chiusa male. Che fare?
Ripercorro il sentiero all'indietro, passo a passo. Per terra è ricoperto di foglie marce, umide e nere, come il telefonino, nero anche lui. Niente. Arrivo fino a dove avevo usato il telefono per cercare su Google, magari mi è caduto lì: niente. Arrivo dove mi ero perso, dove c'erano gli alberi abbattuti: inutile portarsi dietro la bici e fare fatica inutilmente, è un peso, la lascio indietro e proseguo a piedi. Vado un po' in giro in mezzo agli alberi, forse sono passato di qui. Improvvisamente sbuco sulla lanca, che qui è grandissima: ma in questo punto non ci ero mai stato. È pieno di uccelli, aironi bianchi, anatre, che scappano quando mi affaccio.
Mi volto per tornare, e non vedo più la bici. È nera, e in mezzo ai rami e alle foglie morte non si vede. Per fortuna dietro al sellino avevo messo un sacchetto di plastica bianco per tenere gli attrezzi, e quello si vede: è là in fondo.
Torno indietro passo passo sul sentierino: e adesso cosa fare? Domani dovrò andare a replicare la sim, ma è la vigilia di Natale, chissà se è aperto. Ma forse vorranno la denuncia, prima dovrò andare dai carabinieri. Ma dovevo anche preparare la cena di Natale per mia mamma, che è molto anziana e non ce la fa più a fare tutto da sola, fare le ultime spese, avevo promesso, come farò? E senza il telefonino, come organizzarsi? Magari mi hanno mandato dei messaggi, ci sono dei problemi, e io non li vedo, e non posso neanche avvisare. Sta venendo buio.
Quand'ecco che in mezzo al bosco spuntano due ragazze con il cane. Sto per proseguire, ma da lontano mi chiedono: ma lei per caso ha perso un cellulare? Sì!!! L'ha trovato un signore, che adesso è andato alla locanda di un paese su sulla riviera, l'aspetta lì. Ma faccia questo sentiero, fa prima. E il sentiero miracolosamente porta al ponticello sulla lanca, piena di uccelli. Attorno, i boschi. Davanti l'alto terrazzamento fluviale coltivato, rosa del sole che tramonta. Sulla cresta da una parte si vede la fila cilestrina delle Alpi in lontananza, dall'altra il fiume blu nella penombra e il profilo scuro degli Appennini.
Ma
 allora vedi che ho fatto bene a prendere il sentierino sconosciuto.










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