Il passato e i pensieri –
Einaudi/Gallimard
(occhio all'edizione, ce ne sono in
giro alcune in cui manca tutta la parte finale)
Il cognome gli era stato dato dal
padre, un nobile russo che non aveva mai sposato la madre, tedesca
(ancorché convivessero e lui non avesse altri legami). Ma erano nel
suo cuore (Herz, in tedesco) e venne allevato come se fosse suo
figlio legittimo a tutti gli effetti (ebbe anche la sua parte di
eredità). Spirito brillante fin da giovane, intelligente, colto,
spiritoso: fu lui il primo a far scoprire a Parigi che i russi non
erano tutti dei bestioni, e che invece stava nascendo una nuova,
grande cultura che si apriva alla curiosità degli occidentali. Nato
nel 1812 durante l'invasione napoleonica (fuggirono per poco
all'incendio di Mosca), aveva tredici anni al tempo dei moti
decabristi e aveva giurato di farla pagare allo Zar. Fu socialista
libertario, da giovane esiliato dal governo zarista, nella maturità
profugo in Europa. Partecipò al 1848 in Francia, dove rimase
profondamente deluso dal tradimento da parte della borghesia degli
ideali che aveva condiviso con gli alleati proletari, pur di giungere
al potere stringendo patti con i vecchi oppressori. Fu amico di
Mazzini e Garibaldi (che gli diceva di essere tornato dall'America
perché chi emigra finisce per perdere la sua anima); amico di
Bakunin, fondatore dell'anarchismo, era invece diffidente di Marx,
che trovava troppo autoritario. Da letterato, diede vita a un circolo
culturale assieme al critico Belinskij, che scoprì e lanciò il
giovane Dostoevskij.
Le sue memorie sono una miniera senza
fine di aneddoti meravigliosi e divertenti – strano che non sia più
conosciuta – dall'istruttore di francese che improvvisamente si
rivela “ebbene sì, il re l'abbiamo condannato a morte noi” (era
un rivoluzionario fuggito in Russia in incognito), al luccicone sul
viso di suo padre quando il giovane Herzen venne arrestato (perché a
un ritrovo studentesco – a cui lui non aveva partecipato, badate
bene – uno spione della polizia che si era infiltrato aveva
convinto i ragazzi a cantare una canzone che forse faceva vaga
allusione in termini poco lusinghieri a qualcuno... prendendolo in
giro... in modo poco ossequioso... e magari forse quel qualcuno
poteva essere lo zar? Non sia mai! Lui certo non era presente, ma
avrebbe potuto esserci, quindi condanna! In esilio! - ma gli altri
finirono addirittura in Siberia, dove sparirono), fino ai pensieri
sui diritti delle donne (devono poter partecipare alla vita
economica, politica e culturale come gli uomini, perché
altrimenti... come faremo a sapere che ci amano veramente? Solo se
saranno libere di lasciarci sapremo che è vero amore – pensiero
sorprendente, per nulla indulgente o paternalista – ed era anche
abbastanza bello e piaceva molto, quindi problemi da quel punto di
vista non avrebbe dovuto averli). Insomma, un genio (si potrebbe
andare avanti per ore). Ma perché non ha vinto lui in Russia,
anziché Lenin?
[semplice: perché per battere
l'assolutismo, ci voleva gente molto, molto determinata. Molto dura.
Dalla volontà ferrea e spietata. Anche troppo. Ma vincente. Ma
spietata, ahimè.]
[ah, e Iskander era il suo nome di battaglia. Un po' come Lenin, Trotckj, Stalin. Lui però non è diventato famoso]
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