mercoledì 27 novembre 2019

Herzen (Iskander)


Il passato e i pensieri – Einaudi/Gallimard
(occhio all'edizione, ce ne sono in giro alcune in cui manca tutta la parte finale)

Il cognome gli era stato dato dal padre, un nobile russo che non aveva mai sposato la madre, tedesca (ancorché convivessero e lui non avesse altri legami). Ma erano nel suo cuore (Herz, in tedesco) e venne allevato come se fosse suo figlio legittimo a tutti gli effetti (ebbe anche la sua parte di eredità). Spirito brillante fin da giovane, intelligente, colto, spiritoso: fu lui il primo a far scoprire a Parigi che i russi non erano tutti dei bestioni, e che invece stava nascendo una nuova, grande cultura che si apriva alla curiosità degli occidentali. Nato nel 1812 durante l'invasione napoleonica (fuggirono per poco all'incendio di Mosca), aveva tredici anni al tempo dei moti decabristi e aveva giurato di farla pagare allo Zar. Fu socialista libertario, da giovane esiliato dal governo zarista, nella maturità profugo in Europa. Partecipò al 1848 in Francia, dove rimase profondamente deluso dal tradimento da parte della borghesia degli ideali che aveva condiviso con gli alleati proletari, pur di giungere al potere stringendo patti con i vecchi oppressori. Fu amico di Mazzini e Garibaldi (che gli diceva di essere tornato dall'America perché chi emigra finisce per perdere la sua anima); amico di Bakunin, fondatore dell'anarchismo, era invece diffidente di Marx, che trovava troppo autoritario. Da letterato, diede vita a un circolo culturale assieme al critico Belinskij, che scoprì e lanciò il giovane Dostoevskij.
Le sue memorie sono una miniera senza fine di aneddoti meravigliosi e divertenti – strano che non sia più conosciuta – dall'istruttore di francese che improvvisamente si rivela “ebbene sì, il re l'abbiamo condannato a morte noi” (era un rivoluzionario fuggito in Russia in incognito), al luccicone sul viso di suo padre quando il giovane Herzen venne arrestato (perché a un ritrovo studentesco – a cui lui non aveva partecipato, badate bene – uno spione della polizia che si era infiltrato aveva convinto i ragazzi a cantare una canzone che forse faceva vaga allusione in termini poco lusinghieri a qualcuno... prendendolo in giro... in modo poco ossequioso... e magari forse quel qualcuno poteva essere lo zar? Non sia mai! Lui certo non era presente, ma avrebbe potuto esserci, quindi condanna! In esilio! - ma gli altri finirono addirittura in Siberia, dove sparirono), fino ai pensieri sui diritti delle donne (devono poter partecipare alla vita economica, politica e culturale come gli uomini, perché altrimenti... come faremo a sapere che ci amano veramente? Solo se saranno libere di lasciarci sapremo che è vero amore – pensiero sorprendente, per nulla indulgente o paternalista – ed era anche abbastanza bello e piaceva molto, quindi problemi da quel punto di vista non avrebbe dovuto averli). Insomma, un genio (si potrebbe andare avanti per ore). Ma perché non ha vinto lui in Russia, anziché Lenin?
[semplice: perché per battere l'assolutismo, ci voleva gente molto, molto determinata. Molto dura. Dalla volontà ferrea e spietata. Anche troppo. Ma vincente. Ma spietata, ahimè.]
[ah, e Iskander era il suo nome di battaglia. Un po' come Lenin, Trotckj, Stalin. Lui però non è diventato famoso]

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