mercoledì 27 novembre 2019

Filippo Penati


Ho conosciuto Penati quando era Assessore all'urbanistica di Sesto: da consigliere comunale aveva protestato contro dei programmi di intervento urbanistico poco limpidi, troppo sbilanciati a favore dei privati: ebbene, gli avevano detto, visto che sei tanto bravo, provvedi tu a rimetterli a posto, trenta giorni di tempo, e se non ce la fai te ne vai. Così era venuto da me, manco ci conoscevamo, e in tutta franchezza aveva detto: di urbanistica non ne so nulla, vedi di spiegarmi. In capo a due-tre giorni aveva capito l'essenziale, in una settimana ne sapeva più del dirigente ed era passato alla revisione dei programmi, con una certa brusca durezza. Insomma: intelligente, capace, generoso e coraggioso; e un po' spregiudicato, nel senso che non aveva pregiudizi. E anche nel senso che quando si è trattato di rimettere in riga il programma presentato dalle cooperative del suo partito, stranamente era diventato molto più morbido e comprensivo, eh, la politica (inutile dire che a questo punto mi sono dimesso). Ma ricordo anche che era il responsabile di un servizio di ristorazione in cooperativa, dove si andava a mangiare a prezzi bassi, ma soprattutto si mangiava bene, e a questo soprattutto ci teneva, chiedeva: è buono? Vero che è buono? Perché non basta spendere poco, anche la qualità conta.
Quando è stato indagato, ho sempre pensato che fosse sostanzialmente innocente. Nel senso che sì, qualche imperfezione formale può esserci stata, sì, qualche forzatura, qualche mossa azzardata: ma era uno onesto. Mi spiace non essere riuscito a dirglielo per tempo.


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