G. Amato A. Graziosi – Il Mulino
Molti giudizi tranchant nel libro
dell'ex Presidente del Consiglio socialista:
- i migliori sono stati i democristiani: sì, proprio Fanfani, Rumor, quelli che prendevamo in giro da giovani. E' grazie a loro che c'è stato non solo il boom economico degli anni '50, ma anche la redistribuzione, i diritti, la giustizia sociale (oltre a – ça va sans dire – le istituzioni democratiche). E quindi sono da ricordare non solo per le politiche economiche: se i poveracci si sono emancipati, devono ringraziare loro (a leggere adesso Fanfani sembra di sentire uno di Rifondazione)
- non è vero neanche quello che pensano tanti nostalgici, che i democristiani si siano appoggiati sul terreno preparato dal fascismo: dati alla mano, durante il fascismo c'è stato un arretramento complessivo, le famose realizzazioni di regime sono più che altro propaganda
- la sinistra non ha mai capito niente. Non solo i comunisti, che negli anni '50 parlavano di crisi (mentre il reddito esplodeva, raddoppiava, si distribuiva), ma anche i socialisti con la loro programmazione. Se c'è stato il boom, è anche perché non erano al potere (e non solo perché altrimenti gli americani non ci davano i brevetti, no, erano proprio le politiche proposte che viste retrospettivamente non avrebbero funzionato)
- le vere riforme sono state l'abbattimento della monarchia (che ha spazzato via la corte, i nobili e in generale il potere di veto dei ceti redditieri) e l'estensione dell'istruzione dell'obbligo alla scuola media (i nati prima del '53 sono semianalfabeti all'80%)
- la rovina storica dell'Italia sono state le immense ricchezze congelate dai ceti redditieri in beni non produttivi: ville, giardini, quadri, sculture, oggetti istoriati, tesori ecclesiastici, ecc.: vale a dire tutto quello per cui adesso l'Italia è famosa (ma che se fosse stata investita invece in beni produttivi, bonifiche, industrie, commerci, avrebbe garantito benessere e potenza a tutti). In altre parole, quello di cui più ci vantiamo (assumendo “lo sguardo del principe”, anche se non lo siamo) è l'origine dei nostri problemi: la nostra antica classe dirigente ha tirato i remi in barca, insomma, per eccesso di successo, boria e disprezzo della plebe (disprezzo che invece i democristiani non avevano, in ragione del lungo contatto della Chiesa con il popolani); gli altri invece sono andati avanti, giusto negli anni '60 e '70 abbiamo avuto l'occasione storica di riagganciarli
- i ceti improvvisamente arrivati all'istruzione negli anni '60, provenienti da famiglie semianalfabete, sono appunto quelli che hanno alimentato la “mezza cultura” delle formazioni radicali ed estremiste (tant'è che anche la loro produzione artistica e culturale è modesta, per non dire nulla - giusto; ma non è che le generazioni successive siano state tanto meglio, dico io)
- è stato il femminismo a rendere obsoleta la cultura operaista (rivendicazioni non legate ad aspetti sociali)
- il terrorismo ha contato poco o nulla (se non con l'uccisione di Moro, ma qui con esiti tutti negativi: riemersione dei ceti reazionari, avvitamento del PCI in una deriva piagnucolosa e identitaria, stop alle riforme sociali)
- i terroristi venivano torturati dalla polizia, soprattutto le donne (va be', si sapeva), per questo si sono pentiti
- il boom degli anni '80 (Craxi ecc.) era drogato dal deficit: ovvero è stato un falso boom, ma piuttosto una distribuzione di risorse da parte dello Stato con fini principalmente di acquisizione del consenso, con risorse prese a prestito dal futuro (ovvero a noi)
- quello che è mancato innanzitutto è la consapevolezza culturale del momento; si è preferito abboffarsi di sesso (prima eravamo ultrarepressi), ma non in modo liberatorio, ma come status (questa l’ho aggiunta io)
- le condizioni del successo economico italiano (produzioni leggere a basso prezzo agganciate al sistema occidentale dominante) sono definitivamente tramontate negli anni '90 (le economie emergenti, Cina, India, Brasile ecc. fanno la stessa cosa molto meglio, ed essere occidentali non basta più)
- il declino attuale assomiglia molto a quello delle economie sovietiche degli anni '80 (da cui non siamo tanto diversi)
- il boom immobiliare del 2007 è segno di arretratezza (ricchezza privata che non sa dove impegnarsi)
- la politica e i media italiani sono ultraprovinciali e non vedono quello che sta succedendo nel mondo (anche questo lo sapevamo già)
- l'unica speranza sono forse la ricerca scientifica (ma continuiamo a ridurre i fondi) e l'immigrazione di qualità a compensazione del calo demografico (ma facciamo di tutto per bloccarla e prendere i peggiori).
Insomma come nazione siamo fritti. Non
ci resta che vivacchiare (e mandare i nostri figli a studiare
l'inglese, che se ne vadano all'estero, a studiare le scienze). Unica
piccola soddisfazione: una vaga sensazione di avere avuto le stesse
impressioni molti, molti anni fa... (ma dicevano: è l'ottimismo
della volontà! contro il pessimismo della ragione, e scemenze
simili. Ma non c'era anche Amato che le diceva?)
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