mercoledì 27 novembre 2024

Eroi italiani 3

Quando, la notte del 24 maggio, il 67° reggimento fanteria valicò, trombettiere in testa e ufficiali con sciabole alla cintura, il confine austriaco nel settore dell'Adamello, il sottotenente Ettore Trombetti balzò sul cippo confinario e arringò entusiasticamente i soldati sulla storicità e l'onore del momento: invece di farlo smettere e rimproverarlo per essersi esposto così scioccamente (e, incidentalmente, aver rotto la consegna del silenzio) il suo comandante corse ad abbracciarlo in lacrime. Sarebbe stato un momento emozionante, se il reparto non si fosse trovato nel bel mezzo di un'azione di guerra; di lì a poco, non sorprendentemente, il reggimento che procedeva allo scoperto senza troppe precauzioni, venne preso di mira dai mitraglieri austriaci che uccisero per primo il comandante.”*





* Da Marco Mondini “Il Capo”, sul Generale Cadorna. Il libro contiene molte altre notizie interessanti. Nei primi mesi di guerra ad esempio il Comando Supremo emise diverse centinaia di circolari, questionari e regolamenti, lunghi in totale migliaia di pagine, sul corretto comportamento militare da tenere (come avanzare, come portare l'elmetto, l'importanza dello slancio, le ondate, i ripari), da leggere da parte degli ufficiali ai soldati e da seguire pedissequamente. Mancavano invece i cannoni; e quando c'erano, mancavano i proiettili e quindi bisognava limitare il numero massimo dei colpi (non più di dieci al giorno). Le regole di attacco uniformi e immodificabili rendevano poi gli attacchi prevedibili dagli avversari, e quindi facili da respingere; soprattutto quelli “eroici” come sopra (molto apprezzati invece dal Vate, che li attendeva per scriverci sopra una poesia). Le compagnie (tranne quelli degli Alpini) avevano poi un'origine geografica mista, per assolvere al (giusto) compito di formare gli italiani come una nazione unica e un unico popolo: e quindi piemontesi e napoletani, romani e veneti si trovavano nello stesso battaglione, con problemi però di mobilitazione, spostamento, raduno, intasamento delle linee ferroviarie. E se un soldato che passava una licenza a casa in meridione si presentava in ritardo in caserma a causa dei ritardi del treno, secondo il codice militare questo era considerato diserzione, e condannato in automatico alla fucilazione. Quindi i comandanti si impietosivano e facevano carte false sui ritardi, ma allora i conti non tornavano e si mandavano gli ispettori...
Insomma era un po' come certi uffici comunali adesso.
Per altri eroi italiani vedi qui e qui.



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