Immagino
che nessuno si sia dato la briga di
leggere l'autobiografia del (due volte) ex Presidente della
Repubblica Napolitano.Eppure, è una lettura abbastanza istruttiva.
In breve, era il figlio di un illustre avvocato napoletano, principe del Foro, conservatore: e venne scelto giovanissimo dal PCI come possibile “appiglio” verso le classi borghesi da cui proveniva (il padre rimase molto costernato da tale scelta). Gli fecero fare quindi la carriera del caso: subito responsabile del partito a Caserta, poi eletto deputato, poi responsabile per la cultura, ecc, ecc. Degli operai se ne ricordava giusto prima delle lezioni perché comunque era un tema da sbrigare.
E nel partito iniziò presto a rappresentare un punto di vista moderato, migliorista, riformista che più di così non si può, molto distante dalle parole d'ordine comuniste tradizionali; e con grande perseveranza – senza abbandonare mai il partito peraltro – pian piano passò a smantellare come irrealizzabili tutte le aspirazioni e i punti di vista che anche lontanamente potevano porsi in contrasto con le logiche dell'esistente: sorprendendo e conquistando l'apprezzamento degli avversari politici. Tanto che alla fine – dopo aver liquidato anche le forme più blande e pacifiche di egualitarismo sociale o cose simili – si chiede: ma allora si può vivere senza ideali? No, si risponde. E l'ideale che si sceglie è: l'Europa Unita. Ovvero qualcosa davvero buono per tutti (e peraltro anche quello un po' irrealistico – chissà, magari adesso abbandonerebbe anche quello).
In buona sostanza, non era comunista o di sinistra manco per niente, neanche lontanamente. Ma anziché abbandonare di conseguenza il partito (e finire così nell'irrilevanza) tenacemente rimase e da lì acquisì sempre nuovi posti di potere: Presidente della Camera, Ministro degli Interni e poi, come detto, due volte Presidente della Repubblica, papà ne sarebbe stato contento (e con grande gioia della destra peraltro, in vista della defenestrazione di Bersani da parte di Renzi).
Ma, almeno, dicevano gli ingenui, finalmente nei posti di potere c'è uno dei nostri. Nooo, tutto sbagliato: era uno dei “loro”. Un giovane borghese e perbene che come una talpa aveva fatto fuori il partito degli operai (e dei contadini, in teoria).
In breve, era il figlio di un illustre avvocato napoletano, principe del Foro, conservatore: e venne scelto giovanissimo dal PCI come possibile “appiglio” verso le classi borghesi da cui proveniva (il padre rimase molto costernato da tale scelta). Gli fecero fare quindi la carriera del caso: subito responsabile del partito a Caserta, poi eletto deputato, poi responsabile per la cultura, ecc, ecc. Degli operai se ne ricordava giusto prima delle lezioni perché comunque era un tema da sbrigare.
E nel partito iniziò presto a rappresentare un punto di vista moderato, migliorista, riformista che più di così non si può, molto distante dalle parole d'ordine comuniste tradizionali; e con grande perseveranza – senza abbandonare mai il partito peraltro – pian piano passò a smantellare come irrealizzabili tutte le aspirazioni e i punti di vista che anche lontanamente potevano porsi in contrasto con le logiche dell'esistente: sorprendendo e conquistando l'apprezzamento degli avversari politici. Tanto che alla fine – dopo aver liquidato anche le forme più blande e pacifiche di egualitarismo sociale o cose simili – si chiede: ma allora si può vivere senza ideali? No, si risponde. E l'ideale che si sceglie è: l'Europa Unita. Ovvero qualcosa davvero buono per tutti (e peraltro anche quello un po' irrealistico – chissà, magari adesso abbandonerebbe anche quello).
In buona sostanza, non era comunista o di sinistra manco per niente, neanche lontanamente. Ma anziché abbandonare di conseguenza il partito (e finire così nell'irrilevanza) tenacemente rimase e da lì acquisì sempre nuovi posti di potere: Presidente della Camera, Ministro degli Interni e poi, come detto, due volte Presidente della Repubblica, papà ne sarebbe stato contento (e con grande gioia della destra peraltro, in vista della defenestrazione di Bersani da parte di Renzi).
Ma, almeno, dicevano gli ingenui, finalmente nei posti di potere c'è uno dei nostri. Nooo, tutto sbagliato: era uno dei “loro”. Un giovane borghese e perbene che come una talpa aveva fatto fuori il partito degli operai (e dei contadini, in teoria).
[e quindi: meglio essere o non essere? Essere come Napolitano che passin passetto è arrivato a essere Presidente, ma perdendo per strada tutti i suoi ideali (posto che li avesse); o non essere come quello morto giovane nella foresta boliviana, ma con tutti i suoi ideali?)
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