mercoledì 12 luglio 2023

Nazionalismi (e altro)

Un tempo (e lo si ritrova in qualche scritto di autori un po' superati) si pensava a caratteri nazionali permanenti, per cui per dire i tedeschi erano spirituali e cerebrali, i francesi sensuali, gli slavi gran lavoratori ubbidienti ma un po' stupidi, e via così. Ovviamente sono tutte sciocchezze (pericolose, peraltro), come da esempio che segue.
Poggio Bracciolini, un umanista fiorentino del Quattrocento al servizio del Papa, viaggiava in Germania per motivi diplomatici, spingendosi anche in monasteri dimenticati e paesini poco frequentati alla ricerca di testi classici sperduti in qualche biblioteca minore (trovò così il De rerum naturæ, mica niente). E di questi viaggi lascia ricordi nostalgici: o felice popolo tedesco! Così semplice, sempre allegro, dedito ai canti, ai balli, ai giochi, all'amore! Noi italiani invece siamo sempre tristi, seri, severi, impegnati nei nostri calcoli e ragionamenti...
Chi mai oggi direbbe una cosa del genere? Ovviamente nessuno, il punto è che allora la Germania non contava nulla (e quindi erano dei paciocconi), l'Italia invece era il centro economico, politico, culturale e scientifico del mondo (e quindi eravamo stressati); oggi è il contrario. E quindi i caratteri nazionali non c'entrano nulla (e un giorno si dirà la stessa cosa sulle differenze di genere, le donne che se fossero al potere non ci sarebbero più guerre... ma va' là. La Thatcher l'avete vista? E certe Sindache? È il ruolo che conta, non il genere.)


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