giovedì 13 aprile 2023

Bollitura di rane.

Secondo la nota metafora, la rana scappa se messa nell'acqua bollente, ma finisce lessa se la temperatura aumenta poco a poco.
Che qui da noi da un punto di vista politico si sia finiti bolliti mi sembra evidente, si accettano senza neanche parlarne cose che fino a qualche tempo fa sarebbero sembrate pazzesche: che non ci sono soldi pubblici per fare le case popolari, per dire, ma per salvare le banche che hanno fatto investimenti azzardati, sì. Che un ex presidente della repubblica dichiari tranquillamente di avere fatto parte di un esercito segreto, che rispondeva a una potenza straniera, se pur alleata (un tempo sarebbe stato considerato alto tradimento). Che si possa attaccare senza motivo e senza mandato altre nazioni dall'altra parte della terra, magari inventandosi prove false sulla loro pericolosità, ma con l'obbligo di indignarsi se lo fanno gli altri vicino a casa propria, magari a seguito di un colpo di stato ostile. O anche cose minori, tipo fare i piani regolatori con l'obiettivo di massimizzare i profitti della rendita fondiaria, anziché uno sviluppo equilibrato per tutta la cittadinanza (e se ne vantano anche...).
Ma la domanda vera è: come è successo? E qui ahimè temo che conti molta la “terza via”, i Clinton, i Blair, i governi di centrosinistra che fanno le stesse cose del centrodestra, per non spaventare i mercati, finendo però per legittimarle; e che ignorano e mettono a tacere chi li critica da sinistra, perché ne mette in dubbio l'affidabilità.
Il papà di Walt Disney, Elia, era socialista (cosa non facile e di poche soddisfazioni, negli SU). Al figlio che gli chiedeva se non era stufo di vedere il suo candidato non vincere mai le elezioni, rispondeva: vedi figliuolo, anni fa eravamo solo noi socialisti a chiedere cose come l'abolizione del lavoro minorile, la riduzione dell'orario di lavoro, paghe minime, uguaglianza fra i sessi, sanità e istruzione garantite: oggi sono diventate parole d'ordine anche dei nostri avversari. A me quello che interessa non è andare al potere, ma che migliorino le condizioni dei lavoratori.
Forse è questo il punto: qual è la cultura che si diffonde; non su quante cadreghe si poggia il sedere.


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