domenica 11 dicembre 2022

Inverno demografico?

Ultimamente sta prendendo piede questa espressione, collegata a un'idea di freddo, di buio, di solitudine. È davvero così?
Un tempo si facevano tanti figli perché c'era una mortalità elevata, un uso intenso di forza lavoro, pochi contraccettivi e le donne stavano a casa. Oggi ci sono le macchine, si muore meno facilmente e le donne sono più libere. Una stasi demografica è del tutto normale. E d'altra parte in questo paese si vivrebbe benissimo anche con 50 milioni di abitanti (o meno) come era fino a poco tempo fa.
Perché allora porsi obiettivi di incremento demografico? Secondo Lakoff  l'incremento demografico costringerebbe a tenere alta la crescita economica, che porta vantaggi alle rendite da capitale piuttosto che al lavoro. L'”inverno” sarebbe quindi un “frame”, una metafora che tende a sostenere l'idea di una crescita continua e illimitata. Ma invece secondo quanto diceva ad esempio Jefferson (estensore della Dichiarazione dei diritti, della Costituzione, nonché terzo Presidente Usa...) quella della crescita economica avrebbe dovuto essere solo una fase (“combattiamo per avere il diritto a commerciare... e commerciamo per avere il diritto un giorno a dedicarci all'arte, alla scienza e alla poesia”).
Parlerei quindi piuttosto di "estate demografica": finito il tempo dei raccolti, è l'ora dei viaggi, delle letture, degli incontri con gli amici... per prepararsi quindi a una nuova fase, non meno impegnativa



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