giovedì 10 febbraio 2022

R5 (Turchia e Veneto)

Avevamo questa vecchia R5 rossa, che ci aveva dato gratis uno che non voleva pagare le spese di rottamazione. Noi eravamo giovani, era perfetta, andava dappertutto, indistruttibile.

Un'estate, eravamo in Turchia, all'interno verso Konya, una zona brulla e desertica dove non si vedeva nessuno. Sulla strada in cima a una collina, sentiamo un rumore – tac! - e la macchina smette di andare. Per fortuna avevamo già scollinato, e scendiamo giù in folle. Dove alla fine la macchina rallenta e si ferma, ci sono alcune case. Chiediamo. Nessuno parla inglese, solo turco (siamo a posto). Davanti a una casa ci sono accoccolati dei tipi, cerchiamo di spiegarci. Uno che sembra il capo apre la porta, ci fa vedere gli attrezzi dentro, siamo fortunati, è un meccanico. Cerchiamo di fare capire qual è il problema, lui ci ferma. Chiama un bambino, che corre via. Dopo un po' torna con un vassoio pieno di bicchieri di tè. Beviamo il tè, seduti per terra, noi, il meccanico, il bambino, un vecchio che era seduto lì e un tipo di passaggio. Poi si mette all'opera. Guarda la macchina, si è rotto un pezzo che tiene il filo dell'acceleratore. Guarda un po' fra le sue cose, prende un pezzo simile, un'incudine, scalda il pezzo e lo forgia lì per lì: a posto. La macchina funziona adesso (funzionerà ancora per anni), la mia fidanzata (che guida) la prova per un po', vanno a fare un giretto. Adesso, cosa gli dobbiamo? Fermi tutti. Il bambino corre via di nuovo, torna con un altro vassoio di tè: per noi, per lui, per uno che era lì, per il solito vecchio. Cosa gli dobbiamo? Allarga le braccia: niente. Ci ha aiutati per ospitalità - anche il tè lo offe lui. Tanti saluti, sorrisi, parole che nessuno capisce; e ripartiamo, grazie di tutto, qualcosa però forse dovevamo lasciarglielo.

L'estate dopo, sarà stato il 14 agosto, scendiamo giù dalle montagne, e da Treviso ci dirigiamo verso l'Istria dove ci aspettano dei suoi parenti. Niente autostrada perché siamo senza soldi, solo statali e provinciali per risparmiare. Fuori Noale o Albignasego (o un posto simile) c'è un rettilineo in mezzo ai campi e a metà c'è una striscia pedonale. Non c'è nessuno in giro, un caldo boia, sarà circa mezzogiorno. Superata la striscia pedonale, dal granoturco spuntano fuori due vigili con la paletta, eccesso di velocità. Ma come? Abbiamo rispettato i limiti! Ah no, in base all'art. 137bis del Codice della Strada (o qualcosa di simile) sui passaggi pedonali c'è automaticamente un limite di 50 Km/ora, anche se non segnalato – e voi andavate a 65. Sono 130mila lire (ovvero quasi tutti i nostri soldi per le vacanze) da pagare subito, fra sette giorni la multa raddoppia, e poi quadruplica. Che potevamo fare? Paghiamo e basta. Da lì in avanti la mia fidanzata (che guidava) si intestardì a rispettare tutti i limiti di velocità che incontravamo, ce n'erano di pazzeschi, 30 all'ora, 20 all'ora, 10 all'ora persino! e lei li rispettava tutti, con la coda dietro di auto che strombazzavano. Insomma, ci aspettavano per le quattro del pomeriggio, arrivammo alle dieci di sera. E quella vacanza mangiammo solo pane e pomodoro e dormimmo in spiaggia o quasi – all'alba arrivava la polizia (ma alla fine ci siamo divertiti lo stesso). Tutto per quei vigili acquattati nel granoturco ad aspettare la nostra R5 rossa.

E insomma è una questione di civiltà.





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