Classico è quando guardi una cosa tutti i giorni e non ti stanchi mai, trovi sempre qualcosa che ti piace.
Contemporaneo è quando dici: be', questo lo potevo fare anch'io. E qualcuno obietta: sì, ma lui l'ha fatto prima.
Classico è quando non importa chi ha fatto l'opera, anche una copia (o un falso) va bene. Contemporaneo è quando fa schifo, ma l'ha fatto Picasso. Se uno copia un contemporaneo, è un pirla (o un furbacchione).
Classiche sono le statue del Buddha, sempre uguali da secoli ma sempre un po' diverse. Classici sono i templi giapponesi, sempre in ristrutturazione – ma le parti nuove non si notano, solo gli alberi sono quelli originari. Se aggiungiamo noi qualcosa a una chiesa, subito si nota, è un falso storico. Ma chi invece noterebbe se una siepe di bosso è stata piantata dieci anni fa, o cento?
Classico è un pezzo di musica suonato da Claudio Arrau o da Svjatoslav Richter: è la stessa musica, ma diversa. E nessuno dice: be', questo lo potevo fare anch'io.
Classico non è “stanca ripetizione”. Contemporaneo è tutto il contrario.
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