Dicono che bisogna scrivere almeno 5.000 battute al giorno (spazi compresi?) e nel giro di cinque anni si viene pubblicati. E non bisogna distrarsi: nessuno deve interrompere, a meno di urgenze riconoscibili da una sirena (autoambulanze, pompieri, ecc, pericolo di morte, insomma).
Beh, ben detto.
Mi chiedo però: che tipo di moglie/compagna bisogna avere per una cosa simile? Una completamente sottomessa - oppure una che si cambia spesso. E che tipo di figli? Niente lavatrici da stendere, pattumiere da portare giù, carta igienica da comprare urgentemente? Per non parlare di chiacchiere, giochi, abbracci – a meno che vengano chiesti con una sirena, beninteso.
Ma, soprattutto: come ci si guadagna da vivere? Cinque anni a scrivere e basta: come minimo si deve vivere di rendita, essere di buona famiglia, con dei beni accumulati che provvedono al sostentamento.
E allora si capiscono tutti quei libri ombelicali, di gente che passa il tempo fra cocktail, visite ai musei, compere, weekend nelle case al mare: si scrive di ciò che si conosce, e quello è il mondo dello scrittore che non ha bisogno di guadagnarsi da vivere (per non parlare degli scrittori che scrivono degli scrittori, dei registi che fanno un film sul fare un film, degli attori che fanno una recita sul recitare, eccetera, eccetera, eccetera...).
Beninteso, non è che la scrittura abbia un compito sociale, di rappresentare cioè i poveretti: perché poi se non ne sai niente finisci per rappresentarli in modo goffo come succede in certi film, dove il ragazzo che si vuole suicidare perché senza lavoro vive in un vasto monolocale soppalcato con arredamento su misura nel centro di Milano, evidentemente prestato al regista da un amico per la location, valore minimo cinquecentomila Euro – e ti suicidi? Minimo prima vendi il monolocale, e come hai fatto a comprarlo, poi, senza lavoro. Oppure quelle famigliole in cui lei fa la guardiana in un allevamento di pollame, lui è disoccupato, e vivono in un appartamento con terrazza con vista sui tetti di Roma, mangiano in sala da pranzo, mettono a dormire i bambini nelle loro stanze da letto, e quando devono litigare vanno in soggiorno, tipica casa di chi ha un solo stipendio, vero, e come macchina hanno una station wagon che manco io e mia moglie che siano laureati e lavoriamo come dei dannati e tutti i nostri amici laureati anche loro hanno mai avuto una casa così...
Che idea ha del mondo uno che non ha mai lavorato? Vedi invece Beaumarchais, dico, che fra un libro e l'altro faceva il mercante e sapeva per presa diretta come vanno gli affari: e infatti ha scritto le Nozze di Figaro, dove non a caso il protagonista (il tuttofare) se la fa sul nobile nullafacente... adesso gli scrittori rentiers ci si chiede con chi si identificherebbero.
Ma c'è anche da chiedersi: ma di cosa scrivi tutti i giorni? Certo, si capisce a questo punto la sindrome della pagina bianca (mai avuta). O di quelli che si impongono di restare al tavolo ripetendosi “questo è un lavoro, questo è un lavoro”. Ricordo però che Wodehouse ad esempio (vi piace Wodehouse? Adesso va di moda dire di no, ma a me diverte, soprattutto Più forte e più allegro, che adesso viene citato come il più noioso, soprattutto il pezzo su Bacon e Shakespeare, che invece trovo divertentissimo, boh) per descrivere il tipico college inglese tremendo (insegnanti sadici, stanzoni gelidi, cibo schifoso, ecc) aggiungeva: anche le salsicce erano fatte con maiali tristi.
Uno che si sforza di scrivere per obbligo inevitabilmente sarà come quel maiale, le sue salsicce in fondo in fondo saranno tristi - e false, soprattutto false.
E allora scriviamo quando ci pare (e fanculo il resto!)
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