venerdì 22 gennaio 2021

Giorni selvaggi

di William Finnegan

Non ho mai fatto surf (ovvio, visto le onde del mediterraneo). E questo libro lo fa rimpiangere molto. Ma per chi fa sport tipo alpinismo, vela, sci, nuoto nel mare in tempesta, ecc., subito ci si immedesima perché c'è un tratto in comune: l'equilibrio fra tecnica e prontezza, esperienza e saper cogliere il momento di cose nuove; passione e dedizione, umiltà e grandiosità della natura.

Questi matti erano capaci di arrivare in un'isola tropicale sconosciuta con la loro tavola, attraversare la foresta a piedi con la tavola in spalla giorni e giorni, ospitati dalle tribù locali, per arrivare alla fine in una spiaggia solitaria dove non c'era mai stato nessuno ma si diceva ci fosse l'onda perfetta.

O al lavoro a San Francisco, d'inverno, uno monitorava con il binocolo dalla sua finestra sul mare le tempeste al largo, e quando era il momento chiamava tutti: stanno arrivando! E lì nel gelo, con le mute sotto il cielo grigio aspettavano le onde giganti.

Che dire? C'è qualcosa che ci unisce. Cogliere il momento e cavalcare l'onda, senza essere travolti - è quello che si cerca sempre di fare.





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