(letta su un giornale)
Faceva il camionista, un lavoro duro,
faticoso, turni massacranti, su e giù per l'Italia con l'autotreno.
Ma un pensiero lo sosteneva: a casa c'era la famiglia, lo faceva per
loro, per la sua giovane moglie, per comprare una casa giù al paese,
per garantire un futuro a suo figlio appena nato.
E quindi era sempre via, un turno dopo
l'altro, sempre stanco, su e giù per l'Italia, solo per riuscire un
giorno a dire che ce l'aveva fatta.
Ma un giorno sua moglie gli fece sapere
una cosa diversa: aveva un altro, sì, lì giù al paese, cosa doveva
aspettarsi, non c'era mai. Chiedeva la separazione. E nella causa il
giudice aveva dato tutto a lei, al soggetto più debole ovviamente:
la casa, il figlio, più un congruo assegno di mantenimento.
Così, aveva ripreso: su e giù per
l'Italia, di giorno, di notte, turno dopo turno, da solo. E un
pensiero fisso: lei, con quell'altro, nella sua casa, con suo
figlio, con i suoi soldi (l'altro non lavorava), l'altro stava
felice con sua moglie, giocava con suo figlio, e si faceva mantenere,
da lui, dal suo lavoro. Su e giù per l'Italia, da solo, di notte, e
questo pensiero fisso: lei, i soldi, la casa, il figlio, l'altro che
si diverte, l'altro, quel cornuto – ah no, il cornuto era lui. Così
ad un certo punto era tornato, con un'accetta, e aveva cercato di
ammazzarli tutti e due.
Io ora chiaramente biasimo il vile
tentativo di femminicidio. Ma, mi chiedo: quel giudice? Quel giudice
che ha assegnato tutto a lei... tutto come prevede la legge,
beninteso... ma non è che poteva essere un filo più accorto?
[e mi chiedo anche: certo, un
camionista... e quindi automaticamente ignorante, rozzo, violento...
Ma come mi sarei comportato io, in una situazione del genere?]
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