martedì 14 luglio 2020

Uncorrect (il camionista)


(letta su un giornale)
Faceva il camionista, un lavoro duro, faticoso, turni massacranti, su e giù per l'Italia con l'autotreno. Ma un pensiero lo sosteneva: a casa c'era la famiglia, lo faceva per loro, per la sua giovane moglie, per comprare una casa giù al paese, per garantire un futuro a suo figlio appena nato.
E quindi era sempre via, un turno dopo l'altro, sempre stanco, su e giù per l'Italia, solo per riuscire un giorno a dire che ce l'aveva fatta.
Ma un giorno sua moglie gli fece sapere una cosa diversa: aveva un altro, sì, lì giù al paese, cosa doveva aspettarsi, non c'era mai. Chiedeva la separazione. E nella causa il giudice aveva dato tutto a lei, al soggetto più debole ovviamente: la casa, il figlio, più un congruo assegno di mantenimento.
Così, aveva ripreso: su e giù per l'Italia, di giorno, di notte, turno dopo turno, da solo. E un pensiero fisso: lei, con quell'altro, nella sua casa, con suo figlio, con i suoi soldi (l'altro non lavorava), l'altro stava felice con sua moglie, giocava con suo figlio, e si faceva mantenere, da lui, dal suo lavoro. Su e giù per l'Italia, da solo, di notte, e questo pensiero fisso: lei, i soldi, la casa, il figlio, l'altro che si diverte, l'altro, quel cornuto – ah no, il cornuto era lui. Così ad un certo punto era tornato, con un'accetta, e aveva cercato di ammazzarli tutti e due.
Io ora chiaramente biasimo il vile tentativo di femminicidio. Ma, mi chiedo: quel giudice? Quel giudice che ha assegnato tutto a lei... tutto come prevede la legge, beninteso... ma non è che poteva essere un filo più accorto?

[e mi chiedo anche: certo, un camionista... e quindi automaticamente ignorante, rozzo, violento... Ma come mi sarei comportato io, in una situazione del genere?]

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