Ai tempi del movimento c'era ovviamente
un gran fiorire di attività collaterali alla politica ma
anzi esse stesse parte della politica: scoperta del
corpo, espressione del sé, riscoperta della natura, attività
artistiche varie (meglio se di avanguardia): l'idea era di vivere –
anche temporaneamente – ciò che il capitalismo ci negava e quindi
la creatività, il vero io, la cultura vera, l'autonomia, l'essere sé
stessi, senza
distinzioni di ruolo e di classe, aperti a tutti, ecc, ecc. E in tutto questo fiorire il ruolo clou l'aveva il
teatro, o meglio i laboratori teatrali, dove si sperimentavano nuove
forme di vita, di espressione, di arte, di azione, che in realtà
erano tutte la stessa cosa.
Lei appunto frequentava questo gruppo
di sperimentazione teatrale, dove l'accompagnava il suo fidanzato,
più impegnato in politica in verità, un po' estremista, ma insomma
era sempre lì con loro che facevano le stesse cose, l'espressione di
sé, ci si spogliava, si urlava, la verità che veniva fuori. Il
teatro insomma era centrale nella sua vita, e me la ricordo in mezzo
a un campiello a Venezia (ancora non c'era il Carnevale, quello
organizzato) che improvvisava una scena mimica fra lo stupore dei
passanti.
Ma un giorno il suo fidanzato venne
arrestato. Si scoprì che faceva parte di un gruppo, sì, un gruppo
della lotta armata, vicino a Prima Linea. E sì, quando c'era stata
quella vicenda in Libano, quella dei campi palestinesi, dove
l'esercito israeliano aveva coperto i miliziani, ed era stato un
massacro, Sabra e Chatila, ricordi? Inizio anni '80, '81, '82...
insomma lui e il suo gruppo per protesta erano andati a mettere una
bomba alla scuola ebraica. Una bomba, capisci? Certo dimostrativa,
era scoppiata di notte, quando non c'era nessuno, una bella
sceneggiata – ma pur sempre una bomba. Dove ci sono dei bambini.
E quell'anno il laboratorio teatrale
che fece? Dopo aver rotto i coglioni per anni sul rapporto fra
politica e cultura... tra il collettivo e l'individuale... fra
quotidianità ed eccezionalità... fra caso e volontà... ecco,
quell'anno il tema fu il “musical”. Avevano avuto un'offerta,
forse se lo facevano bene c'era la possibilità di essere presi in
uno stabile, un bel salto di qualità, un musical sul far west, con
le ragazze che ballavano nel saloon con le gonne corte e le pistole, pistolettate e gridolini.
E quanto ci avevano rotto i coglioni,
prima. Be', inutile dire che a teatro non ci sono tornato più.
[in verità però lei aveva ottenuto che ci fosse qualcosa che ricordasse la sua situazione: e quindi a un certo punto spuntava dal fondo, vestita in borghese, tirava fuori una P38 immaginaria, piegava le gambe, e con le braccia tese davanti a sé sparava al pubblico. La gente si chiedeva: e questo cosa c'entra? Ah questo teatro d'avanguardia, non ci si capisce niente!]
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