martedì 18 febbraio 2020

Teatranti.


Ai tempi del movimento c'era ovviamente un gran fiorire di attività collaterali alla politicma anzi esse stesse parte della politica: scoperta del corpo, espressione del sé, riscoperta della natura, attività artistiche varie (meglio se di avanguardia): l'idea era di vivere – anche temporaneamente – ciò che il capitalismo ci negava e quindi la creatività, il vero io, la cultura vera, l'autonomia, l'essere sé stessi, senza distinzioni di ruolo e di classe, aperti a tutti, ecc, ecc. E in tutto questo fiorire il ruolo clou l'aveva il teatro, o meglio i laboratori teatrali, dove si sperimentavano nuove forme di vita, di espressione, di arte, di azione, che in realtà erano tutte la stessa cosa.
Lei appunto frequentava questo gruppo di sperimentazione teatrale, dove l'accompagnava il suo fidanzato, più impegnato in politica in verità, un po' estremista, ma insomma era sempre lì con loro che facevano le stesse cose, l'espressione di sé, ci si spogliava, si urlava, la verità che veniva fuori. Il teatro insomma era centrale nella sua vita, e me la ricordo in mezzo a un campiello a Venezia (ancora non c'era il Carnevale, quello organizzato) che improvvisava una scena mimica fra lo stupore dei passanti.
Ma un giorno il suo fidanzato venne arrestato. Si scoprì che faceva parte di un gruppo, sì, un gruppo della lotta armata, vicino a Prima Linea. E sì, quando c'era stata quella vicenda in Libano, quella dei campi palestinesi, dove l'esercito israeliano aveva coperto i miliziani, ed era stato un massacro, Sabra e Chatila, ricordi? Inizio anni '80, '81, '82... insomma lui e il suo gruppo per protesta erano andati a mettere una bomba alla scuola ebraica. Una bomba, capisci? Certo dimostrativa, era scoppiata di notte, quando non c'era nessuno, una bella sceneggiata – ma pur sempre una bomba. Dove ci sono dei bambini.
E quell'anno il laboratorio teatrale che fece? Dopo aver rotto i coglioni per anni sul rapporto fra politica e cultura... tra il collettivo e l'individuale... fra quotidianità ed eccezionalità... fra caso e volontà... ecco, quell'anno il tema fu il “musical”. Avevano avuto un'offerta, forse se lo facevano bene c'era la possibilità di essere presi in uno stabile, un bel salto di qualità, un musical sul far west, con le ragazze che ballavano nel saloon con le gonne corte e le pistole, pistolettate e gridolini.
E quanto ci avevano rotto i coglioni, prima. Be', inutile dire che a teatro non ci sono tornato più.

[in verità però lei aveva ottenuto che ci fosse qualcosa che ricordasse la sua situazione: e quindi a un certo punto spuntava dal fondo, vestita in borghese, tirava fuori una P38 immaginaria, piegava le gambe, e con le braccia tese davanti a sé sparava al pubblico. La gente  si chiedeva: e questo cosa c'entra? Ah questo teatro d'avanguardia, non ci si capisce niente!]

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