giovedì 22 agosto 2019

Manipolatore.


All'inizio degli anni '80 ricordo un articolo, apparso su un importante quotidiano, che descriveva una situazione del tutto inventata: degli skinhead sotto la pioggia che piagnucolavano per entrare a una festa, dove c'erano i paninari che, niente da fare, non li facevano entrare, non li ammettevano fra di loro, loro avevano i piumini e le scarpe di marca (che gli altri non si potevano permettere). Tutto falso, ovviamente, non è mai successo niente del genere (neanche con i compagni – ovvero le zecche – che verosimilmente erano il vero riferimento sottaciuto). Ma è un'immagine molto pervasiva e coinvolgente: sarò uno di quelli accettati o tenuti fuori? Un piagnucoloso o un vincente? Fino a quel momento il problema non si era mai posto, tutti venivano accettati alle feste (fermo restando che non tutti erano simpatici uguali), solo da quel momento si inizia a pensare che si viene discriminati in base al costo dei propri vestiti.
L'autore dell'articolo era un giovane giornalista che poi ha fatto carriera (adesso è vicedirettore di quello stesso giornalone). In un intervento on-line, ricorda con nostalgia quegli anni: sul giornale lanciavamo un tema, ed ecco che la settimana dopo nei sondaggi quello era diventato il pensiero principale dei milanesi, eh, eh! Me lo vedo che sogghigna, tutto soddisfatto: erano loro, nella loro stanzetta, nelle loro chiacchierate, che decidevano cosa avrebbero pensato i milanesi, quella plebaglia! Quel gregge di pecore. Bei tempi. Che adesso il manipolatore un po' rimpiange.


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