Non è bello parlare male di persone
che sono morte. Ma in questi giorni i giornali sono pieni di elogi
per l'ex ministro socialista, dalla brillante carriera politica
stroncata per questioni di tangenti, per così poco, peccato, sembra
di leggere in tanti commenti. Eppure, di cose importanti ne aveva
fatte: il decreto di San Valentino, ad esempio, in cui slegando i
salari operai dall'inflazione aveva ridato il via alla ripresa
dell'iniquità distributiva, umiliando poi i sindacati che si erano
opposti. E il boom economico successivo? Frutto delle spese pubbliche
fuori bilancio, crescita drogata, che stiamo pagando ancora adesso,
dice il suo ex collega di governo (socialista anche lui, peraltro). E
la spettacolarizzazione di Venezia? Anche lì lui aveva precorso i
tempi, con la proposta di Expo, che con il senno di poi meno male che non hanno
fatto, e le paratie mobili, che invece le hanno fatte, e non
funzionano – con tutti i soldi che sono costate, anche per le
tangenti, sì. Be', almeno era un grande gaudente, ballava in
discoteca, stava con tante donne. Sì, le ostentava. Approfittava
della sua situazione di potere per sottometterle e umiliarle (dicono
che le facesse accorrere da lui quando sapeva che erano a letto con
il loro fidanzato, perché scattassero a comando, per far capire chi
comandava davvero, le voleva calde di letto di un altro... piccolezze
– ma comunque un grande passo indietro rispetto al femminismo degli
anni precedenti). Come quell'altro suo collega ministro (socialista)
che nelle sue memorie scrive, senza neanche accorgersi del problema:
mi criticavano perché nella mia villa sull'Appia Antica avevo il
filippino... il filippino! Non il domestico o il maggiordomo, ma
proprio il filippino, come se la nazionalità o l'etnia lo
qualificasse come servo, una cosa razzista insomma, classista e
colonialista tutto in una volta – come se le signore della
borghesia milanese dicessero la sarda o la bresciana per indicare la
donna di servizio... nessuna oserebbe insultarle così, si sarebbero
vergognate (ma il ministro socialista no, neanche se ne accorge,
eppure ha avuto il tempo di pensarci su nelle sue memorie).
Erano socialisti questi? C'è da
dubitarne.
In quegli anni, io e la mia ragazza
andavamo in montagna, in posti sconosciuti, senza carte, senza
bussola, senza telefonino (ovvio, non esisteva ancora), senza
previsioni meteo, addirittura senza orologio – la ricerca della
wilderness, si chiamava. Ci si perdeva spesso, si rischiava, si
ritrovava la strada. Si faceva più fatica, ma - come dire? - si
sentiva un senso dell'esistenza.
Ora, i giornali sono pieni di elogi per
l'ex ministro grasso e sudato che ballava, lui sì che aveva saputo stroncare
per bene i sindacati. E nei boschi adesso chi ci va? Questo è il punto.
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