martedì 21 maggio 2019

Il Ministro con la pancia.


Non è bello parlare male di persone che sono morte. Ma in questi giorni i giornali sono pieni di elogi per l'ex ministro socialista, dalla brillante carriera politica stroncata per questioni di tangenti, per così poco, peccato, sembra di leggere in tanti commenti. Eppure, di cose importanti ne aveva fatte: il decreto di San Valentino, ad esempio, in cui slegando i salari operai dall'inflazione aveva ridato il via alla ripresa dell'iniquità distributiva, umiliando poi i sindacati che si erano opposti. E il boom economico successivo? Frutto delle spese pubbliche fuori bilancio, crescita drogata, che stiamo pagando ancora adesso, dice il suo ex collega di governo (socialista anche lui, peraltro). E la spettacolarizzazione di Venezia? Anche lì lui aveva precorso i tempi, con la proposta di Expo, che con il senno di poi meno male che non hanno fatto, e le paratie mobili, che invece le hanno fatte, e non funzionano – con tutti i soldi che sono costate, anche per le tangenti, sì. Be', almeno era un grande gaudente, ballava in discoteca, stava con tante donne. Sì, le ostentava. Approfittava della sua situazione di potere per sottometterle e umiliarle (dicono che le facesse accorrere da lui quando sapeva che erano a letto con il loro fidanzato, perché scattassero a comando, per far capire chi comandava davvero, le voleva calde di letto di un altro... piccolezze – ma comunque un grande passo indietro rispetto al femminismo degli anni precedenti). Come quell'altro suo collega ministro (socialista) che nelle sue memorie scrive, senza neanche accorgersi del problema: mi criticavano perché nella mia villa sull'Appia Antica avevo il filippino... il filippino! Non il domestico o il maggiordomo, ma proprio il filippino, come se la nazionalità o l'etnia lo qualificasse come servo, una cosa razzista insomma, classista e colonialista tutto in una volta – come se le signore della borghesia milanese dicessero la sarda o la bresciana per indicare la donna di servizio... nessuna oserebbe insultarle così, si sarebbero vergognate (ma il ministro socialista no, neanche se ne accorge, eppure ha avuto il tempo di pensarci su nelle sue memorie).
Erano socialisti questi? C'è da dubitarne.
In quegli anni, io e la mia ragazza andavamo in montagna, in posti sconosciuti, senza carte, senza bussola, senza telefonino (ovvio, non esisteva ancora), senza previsioni meteo, addirittura senza orologio – la ricerca della wilderness, si chiamava. Ci si perdeva spesso, si rischiava, si ritrovava la strada. Si faceva più fatica, ma - come dire? - si sentiva un senso dell'esistenza.
Ora, i giornali sono pieni di elogi per l'ex ministro grasso e sudato che ballava, lui sì che aveva saputo stroncare per bene i sindacati. E nei boschi adesso chi ci va? Questo è il punto.


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