"Tempo
fa si pensava che le cellule del cervello fossero immutabili e non ne
nascessero di nuove. Una volta persa una, era per sempre. Da qui una
vaga idea di inevitabile, lenta decadenza. Ma d’altra parte, come
poteva essere altrimenti? Lì c’erano i nostri pensieri, la nostra
coscienza, la memoria della nostra vita, non si poteva pensare che il
cervello cambiasse.
E
invece si è scoperto che non è così, il cervello cambia eccome.
Come cambiano i capelli, o la pelle delle mani, anche le cellule
cerebrali, i neuroni, gli assoni, i dendriti e cose simili, nascono,
muoiono e soprattutto vengono sostituiti; così, possiamo pensare che
nessuna delle cellule che avevamo nel cervello a diciott’anni sia
ancora la stessa: sono state tutte cambiate con nuove cellule, che
fanno le stesse cose.
Ma
qui viene l’interessante. Come mai, anche se tutte le cellule sono
diverse, e quindi il cervello è nuovo, abbiamo ancora i ricordi di
quando eravamo bambini? E non dico i ricordi coscienti e lungamente
ripresi e rimuginati, dico proprio le sorprese, i profumi di un posto
visto molti anni fa, il compagno di scuola che improvvisamente si
riconosce, e vengono in mente tante cose passate assieme, proprio nei
dettagli. Dove si erano nascoste queste informazioni fino ad ora, se
il cervello è nuovo?
Bisogna
quindi pensare che inevitabilmente la memoria inconscia (e quindi il
nostro io) sia situata in qualcosa che viene trasmessa da una cellula
all’altra, una comunicazione neuronale, un’informazione
elettrica: che quindi non muore con le cellule stesse.
E
quindi il passaggio successivo è che quando riusciremo a riprodurre
il cervello umano – e ci stanno provando, fra una ventina d’anni
forse ci siamo – queste trasmissioni neuronali potranno essere
trasmesse non da una cellula all’altra, ma da una cellula a una
macchina. Che non muore. E quindi – quindi – la nostra coscienza
non morirà più (la coscienza di alcuni, almeno; visto il costo
delle macchine – svariati milioni o miliardi di dollari – solo i
più ricchi e potenti potranno permetterselo. Gli altri continueranno
a morire e prima o poi spariranno tutti, è ovvio). Non solo (non
solo): nel costruire questo nuovo cervello artificiale in cui
trasferire la nostra attività neuronale umana, be’, sarebbe anche
forse l’occasione per sistemare alcune cose che non funzionano.
Quelle interferenze dell’amigdala con il tessuto corticale, ad
esempio, vale a dire degli strati più antichi e animaleschi con le
attività più evolute e razionali... quella è una cosa che si
potrebbe cambiare. Le discrepanze fra il lato destro e il lato
sinistro del cervello, anche. O l’irritabile striato, o le tante
illogiche passioni...
Siamo
insomma forse di fronte – malgrado lo scetticismo di alcuni
scienziati - a un nuovo fondamentale passaggio evolutivo. Come
centinaia di migliaia di anni fa alcune razze di scimmie antropomorfe
fecero un improvviso balzo verso il linguaggio e il pensiero
astratto, un nuovo salto evolutivo è alle porte. Un uomo nuovo, più
razionale, più saldo e sicuro; ma che soprattutto avrà risolto la
questione fondamentale che l’ha angosciato nei secoli della sua
storia: un uomo – alcuni uomini – che un giorno saliranno su un
astronave (perché anche il sole prima o poi si spegnerà, non so se
lo sapete), un’astronave che viaggerà per sempre nello spazio
interstellare: uomini e donne - o macchine? - che quindi non moriranno mai."
(vedi ad es. Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell'umanità di Yuval Noah Harari)
(vedi ad es. Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell'umanità di Yuval Noah Harari)
(e comunque anche l'universo finirà, che vi credete?)
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