Mosca-Petuškì
Libro
scritto e pubblicato (semiclandestinamente) nel 1970, e già questo è
straordinario.
Racconta
di un viaggio in treno di un alcoolizzato da Mosca a Petuškì,
che è un paesone fuori Mosca (un po' come sarebbe dire un viaggio da
Milano a Cantù, per esempio), e di quello che pensa, e delle persone
che incontra durante il viaggio, alla fine del quale si aspetta di
incontrare una donna e (forse) la felicità. Ma non ci arriverà mai,
a un certo punto inizierà a tornare indietro verso Mosca.
Trama
esilissima, quindi. Ma un linguaggio e un insieme di riferimenti
esplosivo sulla Russia di allora, con prese in giro formidabili sul
regime sovietico, che ne presagiscono – nel momento del suo massimo
successo mondiale – la crisi e il futuro dissolvimento. Libro
comico, grottesco, ma anche lirico e disperato (tanto per usare
termini un po' abusati). Anche un po' punk ante litteram, si potrebbe
dire.
Erofeev
era lui stesso un barbone alcoolizzato (ancorché brillante studente
universitario prima di abbandonare quel mondo) nell'Urss dove in
teoria non esisteva la disoccupazione; e di lui restano pochi
scritti. I riferimenti alla cultura russa sono infiniti, spesso
sottintesi e purtroppo non sempre colti o spiegati nella traduzione
al momento più diffusa, quella di Paolo Nori (come si fa ad esempio
a non spiegare che Inessa era notoriamente l'amante di Lenin? Si
perde tutto il gusto della citazione. E i personaggi VI e IV, chi
saranno? Un sovietico riconosce subito Vladimir Ilič
e Iosif Vissarionovič,
ovvero nientepopodimeno che Lenin e Stalin, ma il lettore italiano
no, se non lo si spiega) (Nori peraltro è anche quello che nella
Grande Russia Portatile si dimentica di specificare - fra un elogio
di Stalin e altre piacevolezze - che il poeta Mandel'štam,
oggetto di una terribile telefonata fra Pasternak e Stalin stesso, è
poi morto in un gulag nel '38 – vergogna!) Consiglio insomma se
possibile altre traduzioni (la prima però, quella del mitico Pietro
Zveteremich, non sono ancora riuscito a leggerla).
La
trovata del libro che personalmente trovo più comica è la finta
guerra al villaggio vicino, redatta sulla falsariga della guerra
civile e della conquista dell'Europa da parte dell'Armata Rossa...
davvero stupefacente. Ma è comunque pieno di trovate in ogni pagina,
dal bigliettaio che si fa pagare in grammi di vodka al poeta finto
Evtušenko
che seduce le belle paesane.
E
un libro del genere è stato scritto nella morta società sovietica?
Dov'è l'equivalente occidentale? Davvero la letteratura in Russia
non muore mai.
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