“A me invece piace restare bloccato nel traffico. Fermo in autostrada, spengo il cellulare, e per un po’ mi lasciano in pace. E’ un attimo di libertà”, dice.
E’ il discendente di terza generazione di una famiglia di costruttori attiva da più di cinquant’anni. L’azienda di famiglia si è allargata anche in altri campi, gestisce un patrimonio immobiliare di una certa dimensione, la dirige con suo fratello e con i cugini, con cui i rapporti sembrano abbastanza tesi.
“Mi ricordo che da piccolo vivevo da queste parti”, continua, “mi lasciavano tutto l’anno in una cascina, i contadini mi ospitavano, andavo in giro per i campi da mattina a sera. Un giorno, avevo sei anni, sono venuti a prendermi per portarmi a scuola, in collegio. E lì è finita la vita.”
Poi la riunione comincia.
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