Come sono diversi i due fratelli, uno forte e sportivo, l’altro debole e affettato, uno bravo con le parole, l’altro addirittura balbuziente; uno fiero di non capire niente di musica, l’altro invece che l’amava appassionatamente; uno di successo, duro e beffardo, l’altro infelice e dimenticato. Alfa e omega, insomma (anche se non credo che Vladimir avrebbe apprezzato questo tipo di considerazione). Ma anche così simili, due facce di una stessa medaglia.
Ma Vladimir non ne parla praticamente mai. Parla invece tanto, minuziosamente, ossessivamente, di farfalle, sempre di farfalle, di quando è solo nel bosco a caccia di farfalle.
(Ma senza questa sua durezza non avremmo conosciuto neanche la fragilità del fratello)
Sotto i portici deserti, un ambulante slavo suona la fisarmonica, una canzone struggente, poco conosciuta, con grande passione. Fuori piove, fa freddo, non lo sente nessuno.

(per maggiori informazioni sulla vita di Sergei Nabokov si può leggere qui un articolo di Lev Grossman)
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