Le rovine antiche non mi avevano mai detto granché. Solo sassi, mi sembravano, rimessi su in qualche modo, niente romanticismo.
Finché una volta ho visitato in Turchia un tempio stranamente ben conservato. Il fronte del tempio era alto, imponente, inaccessibile. Le enormi colonne poggiavano su un basamento rialzato, dove i pellegrini aspettavano un responso da dietro le grandi porte, che non si aprivano mai.
Per entrare nel tempio bisognava passare per un corridoietto laterale, stretto, lungo e buio, squadrato nella pietra e interminabile; finché, una luce e si poteva sbucare nel recinto luminoso del tempio, nel suo cuore segreto: dove c’era un altro tempio, più piccolo, ma ugualmente inaccessibile.
Il segreto del mistero era: un altro mistero.
(ma anche a Pompei non è male)
Finché una volta ho visitato in Turchia un tempio stranamente ben conservato. Il fronte del tempio era alto, imponente, inaccessibile. Le enormi colonne poggiavano su un basamento rialzato, dove i pellegrini aspettavano un responso da dietro le grandi porte, che non si aprivano mai.
Per entrare nel tempio bisognava passare per un corridoietto laterale, stretto, lungo e buio, squadrato nella pietra e interminabile; finché, una luce e si poteva sbucare nel recinto luminoso del tempio, nel suo cuore segreto: dove c’era un altro tempio, più piccolo, ma ugualmente inaccessibile.
Il segreto del mistero era: un altro mistero.
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