sabato 17 luglio 2010

Eterogenesi dei fini.

Negli anni ’70 Lotta Continua aveva ottenuto, a seguito dello sgombero dei senza casa che occupavano Viale Tibaldi (nel corso del quale la polizia aveva anche ucciso un bambino), che questi venissero tutti trasferiti in un nuovo quartiere alle porte di Milano. Una grande vittoria: gli occupanti avevano avuto la casa, i militanti avevano organizzato e ottenuto il risultato, con il nuovo quartiere si contava di creare una cittadella di persone dedite alla causa rivoluzionaria, di radicare i valori della lotta. 
Alle prime elezioni, il primo partito del quartiere risultò l’MSI. La sinistra in generale prese pochi voti, molto al di sotto della media cittadina, gli extraparlamentari poi proprio non li votò nessuno. Rapidamente il quartiere (che è Ponte Lambro) diventò una cittadella sì, ma della mafia.
Negli anni ’70 il Sindaco di Pavia (allora socialista di sinistra, manciniano) favorì in tutti i modi le assunzioni negli enti pubblici locali di compaesani calabresi legati alla sua stessa corrente: una forma di riscatto dalla povertà meridionale, e di integrazione nazionale.
Oggi questo ex Sindaco, dopo aver combattuto il craxismo nel suo partito, è diventato un noto alfiere della legalità. A Pavia si scopre invece che è una delle città del Nord dove c’è una delle più forti presenze della ‘ndrangheta. Forse non tutti i compaesani condividevano il valore dalla legalità.

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