Di questo si possono immaginare tre spiegazioni. Una è la vergogna: erano gente perbene, notabili di paese, benestanti, integrati: e all’improvviso reietti, segnati a dito, maltrattati da amici e conoscenti. Non doveva avvenire mai più, bisognava cancellare anche il ricordo. La seconda è di risparmiare ai figli il rancore. Nella sua stanza la vecchia rimugina sulle sue ferite e ricorda; per loro si volta pagina e la vita ricomincia.
Sembra che quando l’avevano preso lei avesse subito fatto ricorso alle sue conoscenze importanti; era molto devota, amica personale del vescovo di Vicenza, e sembra che le abbiano suggerito di dare del denaro per liberarlo. E quindi aveva venduto tutto, le case, la ditta, a prezzi forse sbagliati, alle persone che le avevano indicato, ma non era servito. Si erano accaniti, l’occasione era ghiotta, ne avevano approfittato un po’ tutti, e l’avevano spennata viva, ecco cosa. I bambini dicono che erano venuti a portarli via mentre erano alla scuola elementare, gente del paese, persone che conoscevano insomma, gente simpatica e bonaria, fino a quel momento. Li avevano già messi sul camion ma per fortuna la maestra era corsa e li aveva tirati giù; ma poi erano dovuti rimanere nascosti in un fienile sull’altopiano due anni: non si andava a scuola, si giocava tutto il giorno, una festa.
Alla fine della guerra si erano trovati senza un soldo e avevano anche cambiato paese, non riuscivano più a stare vicino a quella gente così bonaria e simpatica. Sono andati poi a fare i contadini e gli operai, si sono dati una diversa identità insomma, nulla che ricordasse quella di prima.
(Ah, e poi c'è anche una terza spiegazione: che non sia vero niente, e che semplicemente l'attività ad un certo punto fosse andata male.
E quindi a maggior ragione forse è meglio non ricordare.)
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