mercoledì 30 dicembre 2009

L'architetto amico.

Come progettista, è stato nominato un architetto amico di un importantissimo uomo politico, uscito vincitore delle ultime elezioni. Negli ultimi anni ha lavorato poco, perché si è sentito ostracizzato, vituperato, messo ai margini per questo suo legame e questa sua amicizia. Si sente di aver fatto ingiustamente il capro espiatorio, e quindi adesso è giunta l'ora di pareggiare i conti, di farsi aiutare anche, senza vergogna, per mostrare quello che vale.
Alla prima riunione con il Comune (di centrodestra), esordisce dicendo: certo che qua è un vero schifo. E questo sarebbe un Comune importante? Altroché! Poi prosegue: comunque, ho accettato di scendere con voi in questo Vietnam... di scendere con voi nel fango di questo Comune fino al polpaccio. L'Assessore e il tecnico comunale lo guardano fra l'allibito e il furioso.
Comunque, entro un mese si deve portare una proposta. Lo chiamo il giorno prima: tutto a posto? Certo! Ma forse è meglio vedersi.
Arriva alla cinque di sera, con un gran rotolo di carta sotto il braccio. Inizia a parlare dei suoi viaggi, di Londra, della macchina a cui deve far benzina. Dopo un'oretta buona, gli si chiede: ma... il progetto? Lo si può vedere? “Eh? il progetto? Sì, sì, ecco...” e inizia a srotolare il foglione... srotola, srotola... e: il foglio è completamente bianco! Anzi, in un angolino, ha iniziato a disegnare una rampa, in scala uno a mille. Un rotolone un metro per due, con su solo un piccolo disegnino, di tre centimetri per uno.
“Ehm, sentite, adesso devo proprio andare a fare benzina, se no chiudono... devo scappare.” Senti... forse è meglio che domani il progetto non lo presentiamo all'Assessore. Potremmo andare solo noi a parlare, che ne dici? (magari si offende) “Ma davvero? Ottimo!” Arrotola su il suo rotolone e se ne balza via tutto contento, come un bambino che ha appena sentito suonare la campanella a scuola (ma per questo lavoro ha già preso un acconto di più di centomila euro).

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