giovedì 31 dicembre 2009

10 cose che ho sbagliato nel 1979:

(in ordine cronologico):
- non essere stato più attento la prima volta che ho fatto l’amore (con G.: facevo tanto l’esperto, ma ero un vero pivello)
- non essermi fatto sentire con A. quando hanno arrestato suo papà (con dei pretesti assurdi poi, si capiva benissimo che non c’entrava; ma non mi sono fatto sentire per timidezza, non perché non mi importava, anzi; ci ho pensato su per tantissimo tempo)
- essermi messo a piangere in modo così sconsiderato quando ho saputo che A. M. si era uccisa (poi subito dopo sono stato anche lasciato)
- essermi fatto imbrogliare da un imbonitore di strada una volta che ero uscito a fare due passi mentre studiavo per la maturità
- aver risposto in modo impacciato all’esame di maturità, proprio sulla mia materia preferita (e ho finito per prendere un voto più basso di quello che tutti si aspettavano)
- aver cercato di rimettermi con G. andandola a trovare in vacanza (non l’avrei mai fatto, ma me l’avevano consigliato)
- non aver tentato di stare con B. quando siano andati a Venezia a fine estate (nel frattempo avevo una storia con un’altra e non mi sembrava bello, ma lei mi piaceva di più)

- non aver ringraziato il ragazzo che si era prestato a fare da falso testimone al mio processo (se ne era stato lì tutto il tempo, ma poi non c’era stato bisogno di lui perché ero stato assolto)
- non essermi iscritto a Matematica (solo perché, su istigazione di mia sorella, avevo telefonato a un suo amico che studiava lì, e che quel giorno era in un momento di grande pessimismo – adesso è professore in America)
- non aver attaccato discorso con un gruppo di ragazze fuori dall’Università che quando sono passato hanno commentato: “che figo!”
- non aver baciato P. che mi aspettava sotto la pioggia con il suo ombrellino rosa la mattina di Natale (non c’era nessuno per le strade, se ci eravamo messi d’accordo per vederci è perché ci volevamo bene).



Tutto sommato, un grande anno.
(dopo, solo una gran noia)

(eppure, quando ci siamo rivisti trent’anni dopo alla presentazione del libro di A., nessuno del mio gruppo era cambiato. Quelli dell’MLS sono diventati tutti dirigenti d’azienda, professionisti ammanicati con la destra, bracci destri di politici e imprenditori. Di noi c’è chi si occupa di carceri e di handicappati, qualcuno scrive, o dipinge, o si occupa di cinema; magari fa il giornalista precario o il disoccupato. Nessuno è diventato uomo di potere, neanche quelli più brillanti o capaci; alla fin fine il più integrato forse sono io. E quindi in fondo è stata una vera scelta di vita.)

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