Un giorno del 1845, Thoreau decise che la vita di Boston (o meglio di Concord, lì vicino, dove viveva) non era fatta per lui. Tutto quel perdere tempo a commerciare, a lavorare, a vivere male, a spendere soldi per qualcosa che non aveva importanza. Era sicuro che si potesse vivere con molto poco, a contatto della natura, lavorando solo lo stretto necessario; e decise di dimostrarlo.
Tenendo un meticoloso resoconto delle spese fatte, si costruì un capanno presso il piccolo lago di Walden, in mezzo ai boschi, e lì visse qualche anno, vivendo solo di quello che riusciva a produrre. Da lontano vedeva quelli che andavano in città, o ogni tanto sentiva il rumore di un treno.
La sua esperienza è stata ripresa da molte comuni hippy degli anni ’60 (c'è anche una citazione in Doonesbury, il fumetto) e in generale dalla filosofia americana della wilderness; ma anche dal giovane Chris di Nelle terre lontane di Krakauer (che, detto tra parentesi, finisce in modo leggermente diverso dal film di Sean Penn: non mangia per sbaglio una pianta velenosa, mangia una pianta che i libri che ha letto non dicono che è velenosa – c’è una piccola ma sostanziale differenza). Tuttora centinaia di americani ogni anno vanno a vivere da soli nelle foreste. Ma questo simbolismo non è presente solo nella cultura americana: il libro di Jünger che parla della sua scelta antihitleriana, tradotto in italiano come Trattato del ribelle, in originale è Der Waldgang, ovvero più o meno “Quello che è andato nel bosco”.
Thoreau ha anche pubblicato una conferenza, intitolata Camminare, dove grosso modo dice che camminare nei boschi è un modo di conoscere Dio; che è un po’ alla base del trekking.
Era un trascendentalista, seguace di Emerson (che si chiamava Waldo - deve essere un destino).
Non si sposò mai.
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