sabato 3 ottobre 2009

Thoreau

Walden, o la vita nei boschi (Bur)

Un giorno del 1845, Thoreau decise che la vita di Boston (o meglio di Concord, lì vicino, dove viveva) non era fatta per lui. Tutto quel perdere tempo a commerciare, a lavorare, a vivere male, a spendere soldi per qualcosa che non aveva importanza. Era sicuro che si potesse vivere con molto poco, a contatto della natura, lavorando solo lo stretto necessario; e decise di dimostrarlo.
Tenendo un meticoloso resoconto delle spese fatte, si costruì un capanno presso il piccolo lago di Walden, in mezzo ai boschi, e lì visse qualche anno, vivendo solo di quello che riusciva a produrre. Da lontano vedeva quelli che andavano in città, o ogni tanto sentiva il rumore di un treno.
La sua esperienza è stata ripresa da molte comuni hippy degli anni ’60 (c'è anche una citazione in Doonesbury, il fumetto) e in generale dalla filosofia americana della wilderness; ma anche dal giovane Chris di Nelle terre lontane di Krakauer (che, detto tra parentesi, finisce in modo leggermente diverso dal film di Sean Penn: non mangia per sbaglio una pianta velenosa, mangia una pianta che i libri che ha letto non dicono che è velenosa – c’è una piccola ma sostanziale differenza). Tuttora centinaia di americani ogni anno vanno a vivere da soli nelle foreste. Ma questo simbolismo non è presente solo nella cultura americana: il libro di Jünger che parla della sua scelta antihitleriana, tradotto in italiano come Trattato del ribelle, in originale è Der Waldgang, ovvero più o meno “Quello che è andato nel bosco”.

Thoreau ha anche pubblicato una conferenza, intitolata Camminare, dove grosso modo dice che camminare nei boschi è un modo di conoscere Dio; che è un po’ alla base del trekking.
Era un trascendentalista, seguace di Emerson (che si chiamava Waldo - deve essere un destino).
Non si sposò mai.

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