“Vede, ci sono questi due modelli.
Uno ha il tessuto più spesso e più compatto, e può essere usato
anche da solo. L'altro è più leggero, traspirante, da usare sotto i
pantaloni.” Ero in un negozio sportivo, il commesso mi stava
illustrando due tipi di pantaloncini da bici, quelli neri aderenti a
mezza gamba, tanto per intendersi, quelli con il rinforzo sotto per
non farsi male con il sellino da corsa. “Li può usare anche da
soli, per carità, però faccia attenzione, sono un po' trasparenti,
metta sotto biancheria intima scura, altrimenti si vede – e non è
bello.”
Tutto questo è una premessa per quello
che succede dopo.
A fine estate, ero andato a Gallarate
per un atto dal notaio con i miei zii. La questione era la villa
della nonna, che non usa più nessuno da anni, sarebbe anche ora di
venderla, dopo tanto tempo. Ma mia zia – ha circa settant'anni
adesso, da giovane ha fatto il '68, poi è andata a vivere a New
York, da dove è tornata come perfetta reazionaria, ultracattolica
intransigente, tradizionalista, lefebvriana – si oppone: non vuole
vendere a qualcuno che non sia come si deve.
E' in atto un attacco alla civiltà,
dice. L'Italia è la sede naturale del cattolicesimo, non possiamo
arretrare; almeno, non sul nostro. E quindi vietato vendere a ebrei e
arabi, ovvio, buddhisti neanche parlarne, separati e divorziati men
che meno. I compratore deve essere cattolico, italiano, possibilmente
gallaratese, di buoni principi, sposato, con figli, di specchiata
moralità: ovvio che poi non ne troviamo neanche uno.
Cerco di farla ragionare: fissiamo dei
paletti. Non deve essere un criminale, questo no, e non deve neanche
fare aperta campagna contro la religione cristiana, niente abortisti,
niente terroristi, niente spacciatori, sono d'accordo, la nonna non
ne sarebbe stata contenta. I soldi non sono tutto, d'accordo. I
valori sono importanti, certo. Ma come facciamo ad indagare sulla
moralità delle persone, cosa ne possiamo sapere? Che garanzie
abbiamo, ad esempio, che non rivenda cinque minuti dopo?
Siamo in macchina sulla statale di
ritorno dal notaio, guida mio zio, io sono al suo fianco, lei e
l'altra zia sono dietro. La statale passa per i paesi, c'è traffico,
un continuo rallentamento.
Tu non capisci, fa mia zia. La civiltà
sta crollando, noi dobbiamo difenderla, dobbiamo essere un baluardo.
E mentre parla, sfreccia di fianco a
noi una ragazza in bicicletta da corsa. Capelli lunghi, carina, ben
fatta, giubbino alla vita, e sotto, i pantaloncini da bici, quelli
trasparenti. Ma forse a lei il discorsetto il commesso non
gliel'aveva fatto, perché non è che le si vedessero le mutande, no,
non ce le aveva proprio!
E mia zia continua: la società sta
andando a rotoli – ma ecco, un rallentamento, la bici della ragazza
torna davanti a noi, proprio lì davanti al nostro vetro anteriore,
bello ampio. La bici riparte, sparisce, un semaforo, rallenta, si
ferma. Non possiamo arrenderci a una civiltà che scompare, è il
male che avanza. L'auto rallenta, ci fermiamo.
E lì, davanti agli occhi di tutti,
tondeggia il culo roseo e nudo della bella ragazza in bici.
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