martedì 14 novembre 2017

Pantaloncini da bici

“Vede, ci sono questi due modelli. Uno ha il tessuto più spesso e più compatto, e può essere usato anche da solo. L'altro è più leggero, traspirante, da usare sotto i pantaloni.” Ero in un negozio sportivo, il commesso mi stava illustrando due tipi di pantaloncini da bici, quelli neri aderenti a mezza gamba, tanto per intendersi, quelli con il rinforzo sotto per non farsi male con il sellino da corsa. “Li può usare anche da soli, per carità, però faccia attenzione, sono un po' trasparenti, metta sotto biancheria intima scura, altrimenti si vede – e non è bello.”
Tutto questo è una premessa per quello che succede dopo.

A fine estate, ero andato a Gallarate per un atto dal notaio con i miei zii. La questione era la villa della nonna, che non usa più nessuno da anni, sarebbe anche ora di venderla, dopo tanto tempo. Ma mia zia – ha circa settant'anni adesso, da giovane ha fatto il '68, poi è andata a vivere a New York, da dove è tornata come perfetta reazionaria, ultracattolica intransigente, tradizionalista, lefebvriana – si oppone: non vuole vendere a qualcuno che non sia come si deve.
E' in atto un attacco alla civiltà, dice. L'Italia è la sede naturale del cattolicesimo, non possiamo arretrare; almeno, non sul nostro. E quindi vietato vendere a ebrei e arabi, ovvio, buddhisti neanche parlarne, separati e divorziati men che meno. I compratore deve essere cattolico, italiano, possibilmente gallaratese, di buoni principi, sposato, con figli, di specchiata moralità: ovvio che poi non ne troviamo neanche uno.
Cerco di farla ragionare: fissiamo dei paletti. Non deve essere un criminale, questo no, e non deve neanche fare aperta campagna contro la religione cristiana, niente abortisti, niente terroristi, niente spacciatori, sono d'accordo, la nonna non ne sarebbe stata contenta. I soldi non sono tutto, d'accordo. I valori sono importanti, certo. Ma come facciamo ad indagare sulla moralità delle persone, cosa ne possiamo sapere? Che garanzie abbiamo, ad esempio, che non rivenda cinque minuti dopo?
Siamo in macchina sulla statale di ritorno dal notaio, guida mio zio, io sono al suo fianco, lei e l'altra zia sono dietro. La statale passa per i paesi, c'è traffico, un continuo rallentamento.
Tu non capisci, fa mia zia. La civiltà sta crollando, noi dobbiamo difenderla, dobbiamo essere un baluardo.
E mentre parla, sfreccia di fianco a noi una ragazza in bicicletta da corsa. Capelli lunghi, carina, ben fatta, giubbino alla vita, e sotto, i pantaloncini da bici, quelli trasparenti. Ma forse a lei il discorsetto il commesso non gliel'aveva fatto, perché non è che le si vedessero le mutande, no, non ce le aveva proprio!
E mia zia continua: la società sta andando a rotoli – ma ecco, un rallentamento, la bici della ragazza torna davanti a noi, proprio lì davanti al nostro vetro anteriore, bello ampio. La bici riparte, sparisce, un semaforo, rallenta, si ferma. Non possiamo arrenderci a una civiltà che scompare, è il male che avanza. L'auto rallenta, ci fermiamo.
E lì, davanti agli occhi di tutti, tondeggia il culo roseo e nudo della bella ragazza in bici.

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