Certo, ci sono quelli che quando vanno in vacanza passano il tempo a
fotografare luoghi “memorabili”, anziché godersi il posto e il momento.
E’ perché, secondo Kahneman, viene privilegiato l’io mnemonico rispetto
all’io esperienziale, ovvero la storia, il commento, il curriculum – con il suo
inizio e la sua fine – che dà senso, rispetto a quello che si sta facendo. Le
cime conquistate da raccontare, piuttosto che l’andamento faticoso
dell’avvicinamento.
Per stare bene quindi conta di più – in media - come ci si è
memorizzati e ci si racconta, piuttosto che il piacere e il dolore che si sta
effettivamente vivendo. Tant’è vero che, alla domanda “Quando pagheresti per
una vacanza bellissima, alla fine della quale le tue foto verrebbero distrutte
e ti verrebbe data una pozione per cui dimenticheresti tutto quello che è
successo?”, la maggioranza risponde: “Non partirei neanche.”
Ehi, un attimo. Ma non è esattamente quello che succede nella nostra
vita? Un viaggio, e alla fine una pozione che distrugge tutto. Davvero non
partiresti neanche?
(ma il segreto è sempre in
Kahneman: “adattarsi a una situazione, bella o brutta che sia, consiste in
larga parte nel pensarci sempre meno” – un po’ il contrario insomma di quello
che sto facendo io.)
(e in effetti lei, ad esempio,
dimentica tutte le passeggiate in montagna che abbiamo fatto. Così ogni volta è
una sorpresa: ma che bel posto! Che meraviglia! ma perché non mi ci avevi mai
portato? Mah, in effetti ci eravamo già stati, qualche anno fa. Ma va’? E la
curiosità e lo stupore restano sempre. Basta pensarci sempre meno, a quelle
cose là.)
Nessun commento:
Posta un commento