domenica 1 novembre 2009

Vernazza

Solo organizzandosi bene nei tempi e nei movimenti si riesce a fare un decente week-end: controllare le previsioni del tempo, finire l’ultima riunione giusto in tempo per prendere il treno che ci porterà al mare giusto poco prima che chiudano i negozi, sapendo bene dove andare e cosa comprare, che ci sono i minuti contati. E la mattina, guardare gli orari in stazione, tornare a casa a mettere la roba in frigo giusto in tempo per prendere il treno che porta all’inizio della passeggiata che si concluderà giusto cinque minuti prima del tramonto del sole. Cinque minuti per guardare il sole che tramonta a Vernazza, prima di tornare a casa.
(ma, o si fa così, o niente. Si resta a casa tutto il giorno perdendo tempo. Non si combina niente, e alla sera si è ancora più insoddisfatti. Ed è così per tutto: o ci si sforza, o nulla accade. E quello che accade, è come se fosse nell’eterno presente da noi organizzato: un presente congelato che si ripete negli anni. Mi sembra ieri che ho finito il liceo. Ancora non mi capacito di essermi sposato, anche se sono passati venticinque anni. Ma è questa sospensione del tempo quella in cui scrivo – e quindi è quello che ho voluto)

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