sabato 7 novembre 2009

il Muro.

Diciamo che tutto era più chiaro quando c'era il Muro. Da una parte, è vero, c'era come un carcere; ma si poteva immaginare che ci fosse stato anche un esperimento, un tentativo di rifare la società in un modo diverso e forse, chissà, qualcosa di nuovo prima o poi ne sarebbe potuto uscire. Dall'altra, c'era come uno stupido supermercato, ma per chi non ci stava si poteva pensare che ci fosse la felicità. Due mondi pieni di errori e di difetti, divisi da una lama, dove non si è da nessuna parte. E in questa divisione e in quello che non si può vedere, ma solo immaginare; in quello che è nascosto, e si può solo inventare - c'è la spinta a migliorare, a diventare più liberi, più giusti, più innovativi di quelli che conosciamo (e anche di quelli che non conosciamo).
Poi il Muro è caduto. Di là non c'era niente di diverso, solo povertà e oppressione, e il loro sogno era solo poter mangiare banane e avere scarpe di colori più sgargianti, insomma poter andare anche loro al supermercato, niente di male. Ma poi le loro ragazze hanno finito per andare a farsi scopare dagli uomini tristi che di qua non riuscivano a farsi amare (alla fine della seconda guerra mondiale, i soldati russi violentavano le donne tedesche - scandalo nascosto per anni; alla fine della guerra fredda, ci siamo scopati le donne degli sconfitti - senza stupro, però, e nessuno scandalo).
Di qua non c'è più nulla di grande da costruire. E adesso è tutto uno stupido supermercato senza futuro.

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