martedì 29 luglio 2025

Ricatto e desiderio

(letta su un giornale)

“Quando l'ho conosciuto, quasi non ci potevo credere. Uno così bello non mi aveva mai corteggiato prima. Sono carina, sì, piacente, ma non a quel livello. E aveva preso lui l'iniziativa, mi aveva avvicinata in strada, ma in modo così garbato, appassionato e seducente. Un po' ho resistito, sono sposata oramai da un po', ho un bambino e a mio marito, che lavora sempre, in qualche modo gli voglio bene, ma poi a un certo punto mi sono detta: perché no? Quando mai mi è capitata un'occasione così? E quando mi ricapiterà? E quindi alla fine mi sono lasciata andare e gli ho detto di sì.
All'inizio è stato bellissimo: lui tenero, appassionato, mille parole dolci, mille gentilezze; e poi ci sapeva fare, il sesso era bellissimo, il migliore della mia vita, mi sentivo pienamente donna, non potevo credere che fosse così.
Poi un giorno il brusco risveglio: all'appuntamento nell'appartamento dove ci vedevamo, non c'era lui, ma un altro. Uno buzzo, volgare. Che tira fuori le foto che mi hanno fatto di nascosto nei nostri incontri precedenti: e io nuda, che lo facevo in tutti i modi, che lo prendevo in bocca, che ne facevo di tutte, adesso capivo. In breve, se rivolevo le foto, dovevo pagare, altrimenti le mandavano a mio marito, avevano l'indirizzo dell'ufficio. Niente soldi? Be' si poteva fare in un altro modo. In che modo? In natura, no? Come altro, ci siamo capiti? E mi mette le mani nelle mutande, mi tira fuori le tette, mi solleva la gonna, e me lo mette dentro, ho visto bene come sei brava, mi fa sogghignando. Nel frattempo è entrato nella stanza anche un altro, uno smilzo, che se ne sta lì a guardare; e mentre sono lì che cerco di riprendermi, ecco che me lo mette dentro anche lui.
Va be', mi sembra che si può fare, dice il primo. Mercoledì prossimo vieni qui, ci sarà qualcuno con cui dovrai fare la carina, ok? Tanto vedo che ci sai fare. Dopo di che ti riprendi le tue foto e tutto finito. Ok?
Cosa potevo fare? Non lavoro, ho un figlio piccolo, è mio marito che mi mantiene. Se lui vedeva quelle foto ero finita, non potevo rovinare tutto, mi avrebbero tolto il bambino, bastava riuscire a mandare giù, una volta sola, e poi me la sarei lasciata indietro, avrei dimenticato tutto. E quel bastardo? Non riuscivo a pensarci.
Così il mercoledì successivo mi sono presentata. Mi hanno fatto spogliare, sdraiare su un letto, solo con delle mutandine trasparenti e un reggiseno a balconcino. Dopo un po' entra uno, un vecchiaccio, che inizia a toccarmi, mi leva mutandine e reggiseno, si sdraia su di me e mi scopa. Poi in bocca. Poi mi gira e me lo mette nel culo. Io gemo, un po' per la paura e lo schifo, un po' sperando così di farlo venire prima. Finisce infatti; si riveste e se ne va.
E ne entra un altro. Poi dopo un altro ancora, che mi chiama troia e che prima di uscire mi mette dei soldi sul comodino. Non ne posso più, basta, speriamo che finisca e poi basta, dimenticherò tutto e sarà finita.
Alla fine entra il buzzo. Sono lì nuda seduta sul letto, mi prende un capezzolo fra le dita e me lo strofina mentre mi parla senza neanche guardarmi. Ci sai fare, mi dice, ecco qui le tue foto come d'accordo. Mi rivesto rapidamente, peccato però perdere una fighetta così, mi fa. Si mette davanti alla porta. Perché certo le foto te le abbiamo ridate, quelle vecchie. Ma qui ce ne sono delle altre, e un audio, tre uomini ricevuti uno dietro l'altro, che ti davano soldi, sarà contento tuo marito?
Crollai, piangevo, e lui intanto mi aveva messo la mano lì, stringeva, stringeva, bella fighetta calda, ti piace, eh? Insomma ho ceduto, ho promesso che sarei tornata un'altra volta, se fosse stata veramente l'ultima. Ma la volta successiva erano tre assieme nello stesso letto. E a un certo punto è spuntata una telecamera, tranquilla, non lo faremo circolare in Italia, ho paura, ho chiesto per favore una maschera, un po' seccati hanno detto va bene, ma poi è caduta e sono andati avanti. Finite le riprese, l'operatore mi ha dato un colpettino anche lui.
E insomma non so più cosa fare. Sono finita nelle mani di questi qui, non vedo via di uscita, questa è la mia vita. Andare dai carabinieri? E chi mi crederebbe adesso? In casa mi vedono lontana, assente. Non so a chi confidarmi, con chi ne parlo? Con le amiche mi vergogno troppo, di essere stata così stupida; con mia mamma e mia sorella? Mi hanno sempre rimproverato di essere troppo libera, io ridevo, mi urleranno dietro, non ce la farei.
Così ho scritto a voi, vi chiedo un consiglio.”

(mi chiedo se sia vera)


...ma questa angoscia, che mi assale...

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