Lui era figlio di un modesto
albergatore - un oste, insomma. A quei tempi, già qualcosa. Ma a
lui non interessava, e fin da giovane preferiva divertirsi, il gioco,
le donne, le discussioni, la guerra. Sul campo di battaglia era
irruento e coraggioso fino all'incoscienza, le sue cariche di
cavalleria impulsive e risolutive; un po' meno accorto nella tattica
e nella strategia, ingenuo nelle trattative. Sulla spada aveva
scritto: l'onore - e le donne.
Lo notarono, e battaglia dopo battaglia divenne generale (addirittura, il figlio di un oste. Ma erano tempi rivoluzionari, una società in grande cambiamento). Lo notò anche la giovane sorella del capo, bello, alto, forte, baldanzoso, seduttore. Il capo non era tanto contento, bravo soldato sì, ma un po' una bestia. Ma alla fine si arrese, si sposarono, e li premiò (come gli altri famigliari, peraltro) facendoli regnanti di un grande stato del Sud, conquistato con le sue guerre.
Lì divennero Re (il figlio dell'oste) e Regina, una grande corte, onori, ricchezze, un posto fra i grandi d'Europa, coronamento di ogni ambizione di lei.
Lo notarono, e battaglia dopo battaglia divenne generale (addirittura, il figlio di un oste. Ma erano tempi rivoluzionari, una società in grande cambiamento). Lo notò anche la giovane sorella del capo, bello, alto, forte, baldanzoso, seduttore. Il capo non era tanto contento, bravo soldato sì, ma un po' una bestia. Ma alla fine si arrese, si sposarono, e li premiò (come gli altri famigliari, peraltro) facendoli regnanti di un grande stato del Sud, conquistato con le sue guerre.
Lì divennero Re (il figlio dell'oste) e Regina, una grande corte, onori, ricchezze, un posto fra i grandi d'Europa, coronamento di ogni ambizione di lei.
Ma quando la fortuna del capo (ora
imperatore) iniziò a declinare, sua moglie (la sorella) non ne volle
sapere di rinunciare al posto raggiunto;
e lo convinse ad un'alleanza con i nemici del fratello: lui
non l'avrebbe aiutato, se gli avessero garantito di mantenerlo sul
trono. E così avvenne: l'Imperatore cadde, lui rimase Re. Ma non era
contento. Si crucciava, si vergognava, gli doveva tutto, come poteva
tradirlo così? E quando l'Imperatore tornò, a capo delle sue
truppe, cercò di contattarlo, si mise a disposizione, gli propose di
aiutarlo, di tornare insieme: ma l'altro sdegnosamente rifiutò, non
voleva traditori. Lui era disperato. E quando alla fine venne la sconfitta definitiva (e tempo
dopo quello se ne pentì anche, di non averlo richiamato, “una sua
carica al momento giusto era proprio quello che sarebbe servito a Waterloo!”), lui non si arrese, e a capo di pochi uomini
tentò l'impresa disperata. Catturato dagli sbirri del luogo, fu
subito fucilato. Ma meglio morire, l'onore almeno era salvo (una
specie di Julien Sorel, insomma).
La sorella no, al trono non intendeva rinunciarci: fece di tutto, ma alla fine glielo tolsero lo stesso. Almeno, non la uccisero; e continuò lunghi anni a vivere sola in qualche castello dimenticato.
A lui qui in città gli hanno dedicato uno slargo in periferia, che tutti chiamano sbagliando al solito l'accento: Pàris, Sténdhal; e quindi Mùrat.
La sorella no, al trono non intendeva rinunciarci: fece di tutto, ma alla fine glielo tolsero lo stesso. Almeno, non la uccisero; e continuò lunghi anni a vivere sola in qualche castello dimenticato.
A lui qui in città gli hanno dedicato uno slargo in periferia, che tutti chiamano sbagliando al solito l'accento: Pàris, Sténdhal; e quindi Mùrat.
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