giovedì 2 maggio 2024

Come visse Carolina Bonaparte dopo la morte del marito

Lui era figlio di un modesto albergatore - un oste, insomma. A quei tempi, era già qualcosa. Ma a lui non interessava, e fin da giovane preferiva divertirsi, il gioco, le donne, le discussioni, la guerra. Sul campo di battaglia era irruento e coraggioso fino all'incoscienza, le sue cariche di cavalleria impulsive e risolutive; un po' meno accorto nella tattica e nella strategia, ingenuo nelle trattative. Sulla spada aveva scritto: l'onore - e le donne.
Lo notarono, e battaglia dopo battaglia divenne generale (addirittura, il figlio di un oste. Ma erano tempi rivoluzionari, una società in grande cambiamento). Lo notò anche la giovane sorella del capo, bello, alto, forte, baldanzoso, seduttore. Il capo non era tanto contento, bravo soldato sì, ma un po' una bestia. Ma alla fine si arrese, si sposarono, e li premiò (come gli altri famigliari, peraltro) facendoli regnanti di un grande stato del Sud, conquistato con le sue guerre.
Lì divennero Re e Regina (il figlio dell'oste), una grande corte, onori, ricchezze, un posto fra i grandi d'Europa, coronamento di ogni ambizione di lei.
Ma quando la fortuna del capo (ora imperatore) iniziò a declinare, sua moglie (la sorella) non ne volle sapere di rinunciare al posto raggiunto (non sia mai); e lo convinse ad un'alleanza con i nemici del fratello: lui non l'avrebbe aiutato, se gli avessero garantito di mantenerlo sul trono. E così avvenne: l'Imperatore cadde, lui rimase Re. Ma non era contento. Si crucciava, si vergognava, gli doveva tutto, come poteva tradirlo così? E quando l'Imperatore tornò, a capo delle sue truppe, cercò di contattarlo, si mise a disposizione, gli propose di aiutarlo, di tornare insieme: ma l'altro sdegnosamente rifiutò, non voleva traditori. Lui era disperato. E quando alla fine per il suo capo venne la sconfitta definitiva, per il suo Imperatore (e tempo dopo quello se ne pentì anche, di non averlo richiamato, “una sua carica al momento giusto era proprio quello che sarebbe servito a Waterloo!”), lui non si arrese, e a capo di pochi uomini tentò l'impresa disperata. Catturato dagli sbirri del luogo, fu subito fucilato. Ma meglio morire, l'onore almeno era salvo (una specie di Julien Sorel, insomma).
La sorella no, al trono non intendeva rinunciarci: fece di tutto, ma alla fine glielo tolsero lo stesso. Almeno, non la uccisero; e continuò lunghi anni a vivere sola in qualche castello dimenticato.
A lui qui in città gli hanno dedicato uno slargo in periferia, che tutti chiamano sbagliando al solito l'accento: Pàris, Sténdhal; e quindi Mùrat.


Nessun commento:

Posta un commento